Cane da Pastore Tedesco

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È il più conosciuto fra i cani domestici. Quello comunemente designato «cane lupo» che la fantasia dei più distingue in «siberiano», «alsaziano», «cane lupo» secondo la colorazione del mantello. Può essere in perfetto tipo standard o dimostrare chiari segni d. un incrocio occasionale, bellissimo o patetico, ma ogni cane che discenda o abbia in sè buon sangue di pastore tedesco, è sempre dotato di spiccata personalità. Questa personalità è un serbatoio inesauribile al quale l’uomo può attingere per indirizzare il pastore te desco ai fini ai quali lo vuole destinato, purché non dimentichi di rispettarla e di non forzarne i limiti.

Sembra incredibile ma malgrado l’enorme diffusione di questa razza, le idee in proposito sono ancora molto confuse e spesso l’allevamento e relativo addestramento del pastore tedesco vengono condotti con una tale mancanza di conoscenza dei principi elementari che il soggetto ne risulta irrimediabilmente rovinato nel morale e nel carattere.

Un pastore che non dimostri le qualità psichiche tipiche della razza non è un pastore tedesco, anche se ne ha l’aspetto ed è munito di un pedigree in cui figurano campioni. Tuttavia questo articolo non ha la pretesa di essere considerato uno studio scientifico, ma rappresenta la sintesi delle osservazioni sul comportamento dei molti pastori tedeschi senza che essi abbiano mai creato problemi di sorta, proprio perché abbiamo cercato di non perdere mai di vista il comportamento innato del cane che - in libertà - vive la sua vita associativa nel branco.

Il pastore tedesco è certamente il cane più comune in Italia e sicuramente il più conosciuto nel mondo. Per la sua versatilità e addestrabilità viene impiegato - come vedremo — nei più svariati compiti. Ma non bisogna commettere l’errore, al momento dell’acquisto di un cucciolo, di pensare che questa razza sia l’unica soluzione a ogni problema. Potrebbe essere vero se tutti i proprietari fossero in grado di capire l’estrema sensibilità del cucciolo e il suo bisogno innato di avere un «capo» che lo sappia comprendere in ogni suo atteggiamento, lo sappia comandare con fermezza ma senza violenza, sia in grado di punirlo con giustizia senza terrorizzarlo, ma soprattutto lo sappia amare. Ma queste qualità sono purtroppo rare negli esseri umani, quindi quasi sempre ci si accontenta di ottenere dal cane quello che ci è utile. Ed è un vero peccato!

Per insegnare soprattutto a coloro che per la prima volta si trovano alle prese con un pastore tedesco a non commettere errori nell’educazione e nell’addestramento del cane, mettiamo volentieri a vostra disposizione le nostre personali esperienze con le conclusioni che ne abbiamo tratto e che hanno trovato conferma nella convivenza sempre serena dei nostri pastori in famiglia e fra la gente.

Le origini

Origini del pastore tedesco

Il nome ufficiale del pastore tedesco è Deutsche Schäferhunde che in tedesco significa cane pastore tedesco. La discendenza più probabile è dal lupo, risultato di un incrocio tra un cane pastore e un lupo selvaggio e a dimostrare la possibilità di tale genealogia un esemplare nato da una lupa autentica e da un pastore fu presentato da un allevatore all’esposizione canina di Stoccarda del 1887. Ma da questo ad affermare per certa l’origine del pastore tedesco da tali incroci, il passo è lungo.

In verità la presenza di cani simili al lupo è antichissima e documentata da reperti archeologici e storici e c’è chi sostiene che il pastore tedesco abbia avuto per progenitori, antichissimi cani di media taglia, a loro volta discendenti dal lupo e dallo sciacallo. Questi cani, abbastanza simili al dingo australiano, sarebbero già esistiti, accanto al lupo, fin dai tempi del Diluvio e, avvicinatisi all’uomo, ne sarebbero stati addomesticati dando origine agli attuali. Lungo i secoli, nella letteratura, nella pittura, nei reperti tombali, perfino nelle leggi, la presenza del pastore tedesco viene sempre più documentata.

Già nel I secolo dopo Cristo, lo scrittore latino Columella descrive il cane da pastore italico con manto bianco e la stessa cosa è ripetuta agli inizi del ’600 da Konrad Gesner il quale sostiene che il manto del pastore deve essere bianco per evitare di essere confuso con i lupi quando, al crepuscolo, questi assalivano i greggi. Ora il manto del pastore tedesco è cambiato in quanto è venuta meno questa necessità, ma non è un cambiamento troppo remoto essendo mutata la funzione del cane.

L’origine ancestrale più accreditata del pastore tedesco viene fatta comunque risalire al canis familiaris matris optimae apparso in Europa da 4000 a 2000 anni a.C. in piena «età del bronzo» la cui attuale forma selvaggia sarebbe, per alcuni studiosi, il lupo indiano. Da questo cane selvaggio deriverebbero per selezione, evoluzione, incroci tutti i cani da pastore di tipo lupoide ancora esistenti, primo fra tutti il pastore tedesco.

Ma il merito di aver creato la razza nella sua forma attuale va indiscutibilmente riconosciuto al capitano di cavalleria tedesco Friedrich Emil Max von Stephanitz che fra il 1880 e il 1895, aiutato da allevatori di grande competenza come Kammerer, Meyer, Popper e Kesterman, grazie a una rigorosa selezione stabilì le basi del moderno pastore tedesco.

L’evoluzione

Il 22 aprile del 1899 a Berlino, von Stephanitz fondò la Società del Pastore Tedesco (Verein für Deutsche Schäferhunde, abbreviata in S.V.) presentando, assieme ad A . Meyer, lo standard della razza, che fu approvato il 20 settembre dello stesso anno.

Da quel giorno ormai lontano, l’evoluzione del pastore tedesco è sempre stata costante, a cominciare dal primo esemplare presentato nel 1899, Horand von Grafath, che diede inizio al Libro delle Origini del pastore tedesco, «Libro» che, ai nostri giorni, raduna il più alto numero di iscritti in assoluto di tutto il mondo.

Discendente diretto di Horand von Grafath fu Klodo von Boxberg, dichiarato «Campione del Mondo» nel 1925 a Francoforte. Klodo era un esemplare di taglia minore e di corpo più snello di quelli allora in uso; il mantello era grigio rossastro e mostrava un trotto ampio e disinvolto. Su di esso gli allevatori tedeschi che sono stati i veri promotori del nuovo pastore tedesco, forgiarono il tipo, consapevoli delle qualità di questo soggetto. Con questo orientamento, l’allevamento si staccò nettamente dalle vecchie linee di sangue e diede inizio al tipo che, con leggere modifiche, è ancora quello attuale.

Dalla prima comparsa di Horand von Grafath ad oggi, anche le funzioni del pastore tedesco si sono via via evolute; questo cane è stato impiegato con sempre maggior impegno in compiti via via più svariati. Nato come cane da gregge, e ne conserva ancora l’istinto atavico, è stato impiegato non solo come eccellente cane da difesa e da guardia (anzi è, per antonomasia, il «cane da difesa e da guardia») ma come cane di salvataggio nella neve, fra le macerie e nell’acqua, cane poliziotto nella scoperta dei criminali e nel ritrovamento di persone e di oggetti, in guerra nelle più svariate mansioni (il pastore tedesco ha versato un contributo altissimo di sangue nell’ultimo conflitto mondiale su tutti i fronti e presso tutti gli eserciti), quale cane porta-feriti, sentinella, staffetta, portaordini, perfino cane di attacco di mezzi corazzati, paracadutista nei reparti speciali, avanguardia in quelli d’assalto e da sbarco, sempre assolvendo con fedeltà, abnegazione e grande senso di responsabilità ai compiti che gli venivano affidati. Soprattutto al pastore tedesco viene affidato oggi il nobilissimo compito di fare da guida ai ciechi e come in tutte le sue altre mansioni, si dimostra il migliore. Il carattere e le qualità essenziali (attenzione, fedeltà, coraggio ) la robustezza del fisico, l’acutezza dei sensi e l’estetica stessa della razza voluta in funzione dei fini ai quali l’uomo e la natura la indirizzano, spiegano in gran parte (oltre alla simpatia istintiva che suscita questa razza) l’enorme diffusione del pastore tedesco nel mondo.

Il pastore tedesco è stato infatti selezionato severamente e in Germania, patria della razza, le esposizioni dove gli Schäferhunde vengono presentati sono numerorissime. A queste esposizioni può accedere solamente il cane munito di brevetto conseguito nelle Prove di Lavoro perché, più che alle qualità estetiche, si punta sui caratteri psichici e di forza del soggetto. Questo non vuol dire naturalmente che si deve trascurare l’aspetto del cane e infatti dagli allevamenti escono soggetti bellissimi con le qualità di carattere richieste. Ma dovendo giudicare fra bellezza e carattere, l’attenzione maggiore sarà volta a quest’ultimo.

La diffusione della razza è notevole anche in Italia. Gli allevamenti qualificati di pastori tedeschi sono numerosi e hanno prodotto e producono soggetti di alta qualità. L’organismo specifico che si occupa in Italia dei problemi e dei compiti inerenti al pastore tedesco è la S.A.S. (Società Amatori Schäferhunde) che è, in ordine di importanza, il secondo nel mondo dopo la Germania.

La S.A.S. è affiliata alla WUSV (Unione Mondiale delle Società del Pastore Tedesco) e opera in sintonia con essa. Promuove manifestazioni e raduni specifici nei quali rilascia brevetti validi in tutto il mondo, superati i quali il cane entra in possesso dell’Attestato di Selezione, massimo riconoscimento del pastore tedesco. L’Attestato di Selezione deve essere periodicamente rinnovato per controllare che il cane sia in possesso di tutti i requisiti somatici e psichici richiesti dallo standard che ne fanno un soggetto idoneo all’allevamento.

La S.A.S. è associata all’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) del quale osserva le norme e le direttive, svolgendo gli incarichi che le sono da esso delegati. La sua sede ufficiale è a Milano, in V.le Corsica 20 ma ha una sua rappresentanza in tutte le maggiori città italiane.

Lo standard

Lo standard del pastore tedesco

Dallo standard ufficiale del cane da pastore tedesco, definitivamente approvato dalla WUSV il 30 agosto 1976.

Aspetto generale

Il cane da pastore tedesco è di taglia leggermente superiore alla media. La sua altezza ideale al garrese è di cm. 62,5 per i maschi, cm. 57,5 per le femmine: deve essere misurata con il metro teso, considerata come altezza dello scheletro, con il pelo appiattito, seguendo una linea verticale che, toccando il gomito, vada dal garrese al suolo. E concessa una differenza di cm. 2 in più o in meno, sia per i maschi che per le femmine. Differenze in più o in meno diminuiscono il valore dell’esemplare per il lavoro e per l’allevamento.

Il cane da pastore tedesco è leggermente allungato, robusto e ben provvisto di muscoli. La sua ossatura è asciutta e l’insieme solido. La proporzione altezza-lunghezza, come pure la disposizione delle membra (angolazioni), sono tali da permettere un movimento di trotto ampio e resistente.

  • Il pelo deve essere resistente alle inclemenze del tempo.

  • L’aspetto deve essere gradevole, ma senza compromettere o sminuire le attitudini di cane al lavoro.

  • Maschio e femmina devono avere, senza ombra di dubbio, l’apparenza e l’espressione propria del loro sesso. Il cane pastore tipico presenta a chi lo osserva un’immagine di forza primitiva, di intelligenza e di agilità, buone proporzioni, senza eccessi né difetti di alcun tipo, il suo modo di muoversi e il suo comportamento devono rivelare “una mente sana in un corpo sano”; deve dare l’impressione di possedere una disposizione naturale che gli permetta, sia sul piano fisico che su quello psichico, di essere in ogni momento un infaticabile cane da lavoro.

  • Di temperamento esuberante, deve ciononostante essere docile, capace di adattarsi a qualsiasi circostanza e di eseguire con energia e buona volontà il lavoro richiestogli. Deve dimostrare coraggio e sicurezza nella difesa del padrone e delle sue proprietà ed attenersi con decisione ai suoi ordini. Ma contemporaneamente, deve saper essere un buon compagno in famiglia, attento, gradevole e dolce con chi gli sta vicino, in particolar modo con i bambini e con gli altri animali domestici, e disinvolto nei rapporti con gli estranei.

  • Deve apparire nell’insieme un’immagine armoniosa di nobiltà naturale e di straordinaria sicurezza in se stesso.

Angolatura e movimento

  • Il cane da pastore tedesco è un trottatore. Il suo meccanismo di trotto viene azionato diagonalmente, cioè il cane appoggia simultaneamente la zampa anteriore di un fianco e la posteriore dell’altro. Le sue membra devono essere, quindi, ben costruite, angolate in modo da potere, senza influire nella linea dorsale, far avanzare gli arti posteriori fino a metà del corpo e allungare gli anteriori nella stessa misura. Le corrette proporzioni di lunghezza e altezza e una buona dimensione degli arti producono un trotto che copre molto terreno e il cui sviluppo orizzontale dà l’impressione di una estrema facilità di movimento.

  • Con la testa portata in avanti e la coda leggermente alzata al livello della linea dorsale nel trotto tranquillo e regolare, si osserva una linea chiara e definita che va dalla punta delle orecchie attraverso la nuca e il dorso, fino all’estremità della coda.

  • Indole, caratteristiche del carattere e comportamento

  • Le caratteristiche peculiari del pastore tedesco di pura razza sono: nervi saldi, attenzione, disinvoltura, docilità, vigilanza, fedeltà e incorruttibilità. Deve essere quindi un eccellente cane da lavoro, adatto particolarmente alla guardia e alla difesa ma anche alla compagnia.

  • Il suo fiuto e la struttura di trottatore che gli consentono di tenere il naso a contatto con il terreno senza fatica e di seguire con sicurezza la pista lo rendono particolarmente valido come cane da pista, utilizzabile per gli scopi diversi.

Testa

  • Deve essere proporzionata alla taglia del cane, d’aspetto asciutto e abbastanza ampia fra le orecchie.

  • Vista da davanti e di lato, la fronte deve essere solo leggermente convessa, con il solco mediano poco marcato o del tutto assente. Gli archi degli zigomi sono leggermente arrotondati senza essere prominenti. La linea superiore del cranio si restringe verso il muso che, visto di profilo, termina allungato ed asciutto, a forma di cuneo. Il muso si trova quasi in prolungamento della linea della fronte, con mandibole molto forti, dentatura a forbice, senza prognatismo né enognatismo.

  • Le orecchie sono di media grandezza, larghe alla base, impiantate alte. Il cane le porterà erette, con i padiglioni diretti in avanti, con le punte molto aguzze. Le orecchie piegate non sono desiderabili. Le orecchie tagliate o penzolanti sono da scartare. I cuccioli non alzano le orecchie fino all’età di quattro o sei mesi, a volte anche più tardi.

  • Gli occhi sono di media grandezza, a forma di mandorla, in posizione leggermente obliqua e non sporgenti, di color scuro ed espressione viva ed intelligente.

  • La dentatura è di grande importanza nel pastore tedesco. Deve essere sana, robusta, completa di 42 denti, 20 nella mascella superiore, 22 in quella inferiore.

Collo

Deve essere forte, con muscoli ben sviluppati, di lunghezza media, senza giogaia (pelle floscia). Se il cane è eccitato, lo porterà eretto, orizzontale normalmente.

Tronco

Il petto è profondo e molto largo. Le costole non devono essere né piatte né a forma di botte. Il ventre moderatamente retratto. Il dorso, compresa la regione renale diritta e molto sviluppata, non molto lungo fra il garrese e la groppa. La lunghezza del tronco deve essere superiore all’altezza. I cani dal corpo corto e alti di zampe (di proporzioni quadrate) sono da scartare. Il rene deve essere largo e robusto, la groppa lunga e leggermente arcuata.

Coda

Deve essere ben folta e arrivare almeno al garretto, a volte formando una leggera curvatura laterale all’estremità. Quando il cane è tranquillo porta la coda leggermente ricurva, quando è eccitato la curva si accentua e la coda si alza ma senza sorpassare la verticale. Non è ammesso il taglio della coda.

Arti anteriori e posteriori

  • Negli arti anteriori le scapole devono essere lunghe, inclinate e aderenti. Omero e spalla robusti e muscolosi.
  • l’avambraccio è diritto visto da qualsiasi lato, il metacarpo solido ma non troppo diritto, i gomiti né attaccati, né troppo staccati dal corpo.
  • Negli arti posteriori hanno cosce larghe con muscoli forti, garretto robusto e solido, metatarso con garretto ben delineato. Il posteriore deve essere nell’insieme robusto e con buona muscolatura per essere in grado di spingere il corpo del cane in avanti durante il movimento.
  • I piedi sono corti, ben chiusi e arcuati, pianta del piede durissima ma non ruvida, unghie corte e forti di colore scuro. Talvolta il pastore tedesco nasce con gli speroni negli arti posteriori i quali provocano però un’andatura a garretti separati; devono perciò essere asportati poco dopo la nascita.

Mantello

  • Pastore tedesco a pelo duro e compatto. Il pelo di copertura deve essere molto fitto, liscio, aderente e ruvido al tatto. La testa, compreso l’interno delle orecchie, la parte anteriore degli arti, i piedi e le dita, devono avere il pelo corto; sul collo il pelo è più lungo e duro. Nella parte posteriore degli arti, il pelo è più lungo (dall’articolazione del polso al gomito e, soprattutto, dal garretto alla parte superiore della coscia, dove forma come un Pantalone). La lunghezza del pelo è variabile e vi sono molte forme intermedie. Il pelo troppo corto e morbido, come quello della talpa è un difetto.

  • Pastore tedesco a pelo lungo. Il pelo è sensibilmente più lungo che nel cane a pelo lungo e compatto e spesso si separa sul dorso, formando una riga. Il sottopelo è completamente assente, eccetto, in certi casi, nella regione lombare. Il pastore tedesco a pelo lungo presenta, con frequenza, un petto stretto ed un muso affusolato, eccessivamente allungato. A causa della sua minore resistenza alle intemperie e alla sua mancanza di attitudine al lavoro, va eliminato dalla riproduzione. I colori del manto vanno dal nero con focature regolari brune, gialle fino a grigio chiaro, anche con sella nera, con sfumature scure, oppure nero, grigio unito con focature chiare o brune.

  • Ammesse piccole macchie bianche sul petto; pelo chiaro nella parte interna dei fianchi. Il pelo di base è sempre leggermente grigio tranne che nei cani neri.

  • Il colore definitivo del mantello del cucciolo si può stabilire solo dopo la nascita del mantello di copertura.

Difetti

Difetti del pastore tedesco

Si considerano come tali, tutte le deficienze che influiscono sulla resistenza e sull’attitudine al lavoro, in particolare un’apparenza non corrispondente al sesso e al carattere di cane da pastore: indifferenza, debolezza nervosa, sovra eccitabilità, paura, apatia, timidezza e l’insufficiente vitalità; così pure il criptorchidismo e il monorchidismo (motivi sufficienti per l’esclusione dalle Prove di Selezione e dalle Esposizioni).

Inoltre, la mancanza di gusto per il lavoro, la costituzione gracile e linfatica e i colori slavati sono mancanze che portano all’esclusione dalle Prove di Selezione e dalle Esposizioni.

Altrettanto dicasi per i cani albini - mancanza assoluta di pigmentazione (tartufo rosa o rosso) - e per gli unicolori bianchi (tartufo nero).

Si considerano difettosi i cani che superano la taglia ammessa, di costituzione debole, di zampe troppo lunghe o di corpo corto, troppo leggeri o troppo massicci, con arti eccessivamente diritti, e quelli che, per qualche ragione, devono limitare la resistenza e la lunghezza del trotto.

Altri difetti sono: il muso esageratamente a punta; i difetti alle mandibole, specialmente i denti che non combaciano o la dentatura che risulta debole o cariata. Infine, il pelo troppo morbido o troppo corto, la mancanza di sottopelo, le orecchie penzolanti o quelle mal portate, la coda arricciata o di brutto portamento, le orecchie o la coda tagliate, la coda corta fin dalla nascita.

Abbiamo voluto trascrivere quasi per intero lo standard del pastore tedesco perché è giusto che ogni proprietario sia in grado di confrontare il proprio cane con il tipo ideale tracciato dallo standard. La somiglianza al tipo è necessaria se si intende far partecipare il cane alle varie esposizioni per il conseguimento dei titoli di campione. Non è detto che bisogna possedere un cane perfetto per sentirsi soddisfatti o orgogliosi: anche il cane con apparenti difetti fisici può essere un soggetto eccezionale per temperamento, intelligenza, affettuosità. È soprattutto importante che sia il carattere a corrispondere all’immagine che ci dà lo standard perché solo così potremo contare su un compagno insostituibile oltre che su un ausiliare prezioso.

Psicologia

Psicologia del Pastore Tedesco

Abbiamo visto l’importanza che lo standard accorda al carattere e al temperamento del pastore tedesco. L’uno e l’altro sono in buona parte innati nel cane che li eredita alla nascita insieme agli istinti atavici della razza. Ma l’uno e l’altro sono suscettibili di trasformazioni e di sviluppo e questo è un compito specifico dell’essere umano che decide a quale scopo finalizzare il cane.

Sarà bene precisare subito che chi pensa di catalogare e giudicare il cane secondo un’etica umana, considerandolo «buono» o «cattivo», «intelligente» o «stupido» secondo il metro con cui si misura il comportamento umano, è decisamente fuori strada. Non vi sono cani, e nessun altro animale del resto, con questi attributi; fra la psicologia del cane e quella dell’uomo esistono notevoli differenze, benché l’uno e l’altro conducano vita societaria e i loro istinti siano ugualmente mossi dalle tre esigenze fondamentali che regolano la vita di tutte le specie viventi: alimentazione, difesa, riproduzione.

Anche il cane prova, come l’uomo, sentimenti di odio, di amore e di gelosia, ma il cane non sa cosa sia la vendetta e non prova rancore, anche se talvolta sembra che agisca proprio come noi. Il cane diventa aggressivo solo se è stimolato da due impulsi: quello della caccia che è legato all’alimentazione, e quello della difesa per la salvaguardia della salute, propria e del branco. Tutte le deviazioni che possiamo riscontrare in esso sono conseguenze dell’intervento negativo dell’uomo.

Ecco quindi la necessità di conoscere un po’ a fondo la psicologia del pastore tedesco in particolare per non rischiare di indirizzare al peggio le qualità innate. Per evitare errori è necessario procedere per gradi, osservando e studiando attentamente il comportamento e le reazioni del cane. L’ideale sarebbe poter seguire il nostro futuro cane dal primo mese, se non dai primi giorni di vita, ed è anche per questo che si preferisce acquistare un cane ancora cucciolo per farlo crescere nell’ambiente nel quale è destinato a vivere.

Il cane ha bisogno dell’uomo. Da secoli ha rinunciato alla sua libertà per trovare protezione e calore nel consorzio umano; e tutti i suoi sensi sono tesi a comprendere e a farsi comprendere dal padrone. Questa è la sua principale ragione di vita e il meno che possiamo fare per lui è corrispondere a questa sua ansia di affetto, sforzandoci a nostra volta di capirlo e di farci capire. Il cane comunica con l’uomo attraverso la voce, la mimica, i toni; l’uomo è in grado di ricevere notizie riguardanti il cane attraverso la vista e l’udito ma il cane le riceve, oltre che con la vista, l’udito e l’odorato, anche con le percezioni extrasensoriali (E.S.P.). Quindi, per capire il cane, l’uomo impiega due sensi più il ragionamento, mentre il cane ne adopera tre più l’E.S.P. Il cane non ha atteggiamenti imprevedibili perché le sue reazioni non vengono modificate dal ragionamento: i suoi atteggiamenti obbediscono sempre a una mimica definita e riconoscibile. Se riusciamo a interpretare questa mimica e ad uniformarci ad essa, l’educazione del cane si svolgerà senza intoppi, su un piano armonico e senza difficoltà di apprendimento. Otterremo da esso il massimo delle sue capacità.

Il cane non è in grado di mentire o di adottare tattiche strategiche; il suo comportamento è sempre limpido e coerente. Se è intenzionato a mordere, lo dimostra molto tempo prima con avvertimenti inequivocabili e non accade mai che si avvicini all’uomo o a un suo simile con aria amichevole e festosa per poi aggredirlo a tradimento. Teniamolo sempre presente.

Le tattiche usate dal cane, a differenza di quelle umane che variano da individuo a individuo, sono sempre identiche tanto che possiamo catalogarle. E poiché nasce con la conoscenza innata di gesti convenzionali che gli permettono di comunicare con i suoi simili e che adotta nei confronti dell’uomo, passiamo rapidamente in rassegna alcuni di questi comportamenti che vi permetteranno di interpretare nella maniera esatta quello che il cane vi vuole dire.

Per prima cosa consideriamo i mezzi vocali. Le notizie che il cane comunica attraverso la voce si valgono dell’abbaio, del latrato, del guaito.

L’abbaio può significare allarme, gioia, timore, comunque un segnale con il quale annuncia un particolare avvenimento o dà l’allarme, o segnala un pericolo, o manifesta la sua contentezza. Non è difficile, conoscendo appena un poco il nostro pastore tedesco, dare l’interpretazione giusta ai suoi toni di voce. Il cane abbaia anche per segnalare la selvaggina, e non parliamo dei cani da caccia, ma di tutti i cani ai quali questo comportamento viene trasmesso alla nascita fra le conoscenze ataviche della specie. Per il nostro pastore tedesco, in prossimità della casa (territorio) la «selvaggina» può essere la presenza di altri cani di piccola taglia o di gatti, di bambini e anche di persone adulte che corrono. Se fosse libero e non condizionato ad aspettare l’ordine, potrebbe inseguire e assalire tutto quello che considera «selvaggina». Se ci troviamo di fronte a un pastore tedesco che abbaia in vicinanza della casa o della macchina del padrone, è un chiaro avvertimento che ci viene indirizzato a non procedere oltre. In questo momento il cane non è ancora pericoloso purché non si continui ad avanzare. È consigliabile allontanarsi lentamente, con naturalezza, per evitare l’attacco.

L’abbaio festoso è chiaramente riconoscibile non solo per il tono usato, ma anche per gli atteggiamenti inequivocabili che lo accompagnano. Non c’è nel cane alcuna intenzione di aggredire e se talvolta accade che morda lo fa involontariamente e nell’eccitazione del gioco, abbandonando subito la presa così che il morso sarà delicato.

Se un pastore tedesco attacca persone e bambini estranei che compiono movimenti bruschi ciò dipende da un condizionamento negativo dell’addestramento e la colpa è - come sempre — di chi lo ha addestrato senza conoscerne la psicologia.

Il cane può anche abbaiare per paura, e lo si capisce perché contemporaneamente retrocede. In questa situazione diventa pericoloso sulla breve distanza perché la paura può spingerlo a tentare il tutto per tutto con un assalto disperato.

Il ringhio è invece l’estremo tentativo che compie per convincere il nemico alla ritirata.

La mimica del corpo è altrettanto «leggibile». Nel pastore tedesco soprattutto, è affidata in buona parte alla coda e alle orecchie. Il cane equilibrato, sicuro di sé, si muove con la coda alta, il muso eretto, le orecchie sollevate, lo sguardo diritto al viso dell’uomo. Quello frustrato o impaurito avanza con il collo teso, capo abbassato rispetto alla linea dorsale, orecchie appiattite e coda bassa sempre più fra le gambe, tendente a coprire i genitali a mano a mano che cresce la paura, sguardo triste che scruta dal basso, furtivo, timido. Un cane in tale atteggiamento è senza dubbio pericoloso perché tenterà un gesto estremo per allontanare l’estraneo che gli fa paura.

I gesti che il cane compie verso i suoi simili e verso l’uomo sono codificati e reversibili nel senso che l’uomo può servirsene a sua volta per farsi capire dal cane. Di fronte a un cane aggressivo o spaventato si può tentare il «gesto di pacificazione» che consiste nell’abbassarsi lentamente piegandosi sulle ginocchia. Lo stesso gesto che il cane compie verso l’uomo per chiedere amicizia e protezione consiste nel porgere la zampa. Perciò quando crediamo di aver insegnato al cane un esercizio da circo equestre, non abbiamo fatto altro che stimolarlo a ripetere un rituale che da secoli il cane esegue con uno scopo assai diverso da quello che gli attribuiamo. Un’altra dimostrazione di vanità gratuita da parte dell’uomo.

Rovesciarsi a terra in posizione supina è interpretato dal cane come gesto di assoluta sottomissione, sia eseguito da un suo congenere che dall’uomo. Anche se non è facile mantenere la necessaria presenza di spirito per eseguirlo, questo gesto può salvarci in casi di estrema aggressività di un cane; se lo vediamo eseguire dal pastore tedesco nei nostri confronti o nella lotta con altri cani, vuol dire che accetta di essere completamente sottomesso alla nostra volontà o alla forza di un altro individuo della sua specie. È un atteggiamento non desiderabile in un cane di questa razza.

Questi comportamenti non hanno però valore se il cane, anziché essere solo, si trova in branco. In questo caso neppure il massimo gesto di sottomissione salverà il malcapitato dall’aggressione. Questo spiega perché due cani a guardia di una proprietà — e due individui costituiscono già il branco — attaccheranno comunque l’estraneo che osa oltrepassare i confini del loro territorio. Lo si tenga bene a mente quando - per incoscienza o per stupidità - si entra in un recinto dove due o più cani sono di guardia. È successo più di una volta che cani di indole «normale» abbiano assalito ragazzini o adulti che, fidando nel buon carattere dei guardiani, si sono introdotti in luoghi privati, con tutte le conseguenze che abbiamo sentito raccontare.

Ma torniamo all’interpretazione dei gesti umani da parte del cane. La carezza è considerata gesto amichevole se data sulla gola o ai lati del muso, ancora amichevole ma con volontà di sottomettere se viene fatta sul capo o sul dorso del collo. Osserviamo due cani che si incontrano per la prima volta. Il più forte, o quello che vuol far credere di esserlo, appoggerà il muso subito sotto la curva del cranio dell’altro per rendersi conto se il rivale è disposto a riconoscere la sua supremazia o intende combattere per affermare la propria. Così, un pastore tedesco di carattere orgoglioso non accetterà che un estraneo, talvolta neppure il proprio padrone, lo accarezzi in quelle zone. Le carezze in altre parti del corpo sono comunque da evitare su cani che non conosciamo bene: possono causare reazioni di paura o non essere accettate.

Conoscendo il significato di questi gesti rituali, educare il cane, capirlo e farsi capire diventa più semplice; altrettanto importante però è controllare il tono di voce con il quale ci rivolgiamo al pastore tedesco.

L’orecchio del cane percepisce onde sonore sensibilissime perciò i toni della voce umana che gradisce sono quelli bassi. La voce alta, i toni acuti sono per lui una vera sofferenza fisica che produce effetti frustranti portandolo a non obbedire agli ordini nel tentativo di allontanarsi da una fonte di disturbo.

L’urlo lo infastidisce sempre e si può capire perché - se cucciolo - lo traumatizza. La voce umana a tono basso è invece considerata amichevole dal cane e anche gli ordini, dati con tono fermo ma non urlati, saranno da lui percepiti con maggiore chiarezza e l’obbedienza immediata.

A proposito di obbedienza, bisogna che il pastore tedesco possa riconoscere nel padrone il «capo-branco» al quale, in libertà, darebbe immediata e indiscussa collaborazione. Tolto dal suo ambiente naturale, il cane trasferisce in quello dell’uomo il suo atteggiamento societario ed entrando a far parte della famiglia umana finisce per considerarla il suo «branco». Un uomo con il suo cane costituiscono già un branco e guai al padrone che non è tanto forte, giusto, coerente da poter assumere il posto di capo. Il cane se ne renderà immediatamente conto e tenderà, con buone possibilità di riuscita, a prevaricare l’uomo o, per lo meno, non accetterà di obbedirgli e sarà un cane ribelle, indocile, tutto sommato in stato confusionale perché gli mancheranno i riferimenti di base. A parità di forze sia positive che negative, l’uomo, grazie alle maggiori capacità psicofisiche, prevale nettamente; nella famiglia umana il cane assume quasi sempre un ruolo di «inferiore» rispetto agli adulti se li sente più forti di lui, di «pari» rispetto ai giovani e di «superiore» con i bambini. Nei confronti dei «pari» e degli «inferiori» sia umani che canini, eserciterà il proprio dominio e, in età adulta, si atteggerà a loro difensore.

Sempre in funzione del branco, il pastore tedesco difenderà il suo «territorio» e cioè la casa e il terreno circostante, l’automobile del padrone e lo spazio intorno a lui quando è sdraiato o in riposo. D’istinto eserciterà la difesa di questa porzione di terreno, anche in luogo estraneo, se in quel momento lo considera appartenente alla «tana» in cui riposa.

Nei confronti dei suoi simili il cane delimita il territorio con l’urina e gli escrementi. Se un cane estraneo penetra in questo territorio, rischierà l’aggressione. Così si spiega perché talvolta, improvvisamente, il pastore tedesco aggredisca un cane di passaggio che vede per la prima volta. L’imprudente non ha voluto tener conto degli avvertimenti odorosi oppure intende installarsi con la forza su un territorio che non appartiene al suo branco.

Il cane è dotato di una formidabile memoria. Non dimentica mai i torti ricevuti e se è stato maltrattato da un estraneo anche a distanza di anni, se incontra quella persona, assumerà un atteggiamento ostile. Non si tratta di vendetta ma di una reazione di difesa legata alla volontà di escludere il pericolo rappresentato da quella persona o animale. Così pure è assurdo credere che se il cane di un’altra persona ci conosce, gioca con noi o talvolta ci viene affidato, cessi di considerarci «estranei»; il cane può averci in simpatia e giudicarci non pericolosi fino al momento in cui, avvicinandoci troppo al padrone e ai suoi beni in circostanze particolari, esso ci ritiene pericolosi per la sicurezza del branco. In quel momento siamo un «estraneo» e come tale tenterà di allontanarci.

Un’ultima considerazione sul comportamento del pastore tedesco verso i suoi simili. Il linguaggio fra cani è identico per tutte le razze e non è difficile rendersi conto se il nostro in particolare è intenzionato ad aggredire un altro animale. Anche il pastore tedesco soffre di simpatia e di antipatia nei confronti dei suoi simili e intuire quali sono le ragioni è quasi sempre impossibile. Però possiamo capire quali sentimenti prova per il cane del vicino o per quello che incontra per strada osservando, ancora una volta, quali sono i gesti e le posizioni del corpo che gli vediamo assumere. Quando il cane incontra un altro cane che non conosce, il suo atteggiamento è guardingo. Se non è un cane pauroso, si piazza a zampe salde sul terreno, capo eretto, orecchie in attenzione. La coda è portata alta, il pelo sulla schiena si rizza appena.

Il soggetto equilibrato deve conoscere anche la paura perché possa avere coscienza di eventuali pericoli. Altrimenti si tratta di «incoscienza» che non ha niente a che vedere con il coraggio.

Il cane timido, cioè che ha troppa paura, crederà subito di essere in pericolo e abbaierà a distanza ma, al momento dell’azione, si darà alla fuga. Non dimentichiamo che, nel branco, sono i cani più paurosi che danno per primi l’allarme. Poi avviene l’avvicinamento a scopo di confronto con le inevitabili annusatine sui genitali, infine il più forte dei due chiederà all’altro il «gesto di sottomissione». Se l’altro accetta, la competizione è finita, altrimenti è la lotta. Spesso è il cane più timido che spontaneamente riconosce la superiorità dell’altro lambendo l’angolo della bocca al rivale o accettando che gli appoggi la gola sul dorso. Lo stesso gesto può essere un preludio alla copulazione e a questo proposito bisogna sfatare la diceria che quando un cane tenta il gesto su un suo simile dello stesso sesso o sull’uomo, si tratta di animali «degenerati». Tale gesto non è altro che una parte del rituale di confronto da parte del più forte. Quando è compiuto sull’uomo, in particolare sul bambino, deve essere inteso come volontà, da parte del cane, di sottomettere un individuo che lui considera inferiore o che vorrebbe relegare a tale rango.

Abbiamo fatto un lungo discorso sulla psicologia canina perché ritengo sia la base necessaria per educare e allevare nel modo migliore un pastore tedesco e vorrei concludere per ricordare al proprietario che ha la fortuna di vedersi invecchiare accanto il suo pastore tedesco, che - con l’età avanzata - il carattere e il comportamento del cane si modificano, talora cambiano completamente così come avviene negli esseri umani.

Il pastore tedesco vecchio e ammalato è cosciente del fatto di non avere più la forza di un tempo o la rapidità dei movimenti, che - in caso di pericolo - gli permetterebbero la fuga. Perciò diventa scontroso, teme i bambini estranei e le persone che non conosce e diventa o troppo aggressivo o troppo timido. Il padrone sappia capirlo e, ricordando quanto gli ha dato negli anni di gioventù, protegga la sua salute e la sua tranquillità, non permetta a nessuno di disturbare la sua «privacy» o di chiedergli prestazioni che non può più dare e, se possibile, gli dia maggiore affetto perché a questo punto della sua vita il cane vive, nel senso letterale della parola, in funzione dell’affetto del padrone.

La socializzazione del cane

Socializzazione del pastore tedesco

La creazione del binomio uomo-cane:

All’inizio di questo discorso, sintetizzato per ragioni di tempo ma affascinante perché ricco di esperienze sempre nuove e di modifiche quasi giornaliere, mi sia permessa una precisazione: qui parliamo principalmente di pastori tedeschi, però la creazione del corretto rapporto uomo-cane è indispensabile per qualsiasi razza, compresi anche quei cani che di puro non hanno niente, se si esclude l’amore verso gli uomini; anzi è noto che proprio i meticci sono quelli che hanno meno problemi di adattabilità. Rimane però il fatto che il cane “puro”, una volta ambientatosi con il proprietario, darà grandi soddisfazioni e non solo perché sarà un cane esteticamente piacevole ma, se proveniente da un allevamento serio, avrà tutti i requisiti richiesti dallo standard della razza, equilibrio psico-fisico compreso.

Cani mordaci, nevrotici, abulici, inaddestrabili, paurosi sono il più delle volte non il risultato di errori genetici ma la conseguenza o di mancato binomio uomo-cane o di un acquisto sbagliato (è inutile comprare un cucciolo di una razza «alla moda» se non si conosce a fondo tale razza); una volta cresciuto, quel batuffolo che tanto piaceva, può rivelarsi un soggetto con caratteristiche opposte a quelle desiderate, quindi si frantumerà quel filo psicologico che unisce i due individui e l’uomo tenderà (anche inconsapevolmente) a riversare su quell’infelice animale tutte le frustrazioni che la vita quotidianamente gli impone. Invito quindi chi voglia acquistare un cane a leggere prima almeno un libro (o documentarsi bene sul web) che descriva dettagliatamente la razza prescelta, comprese le linee di sangue, evitando dove è possibile (con l’aiuto di un esperto) di acquistare un cucciolo proveniente da genitori di carattere non equilibrato (anche se proclamati campioni).

Chi acquista un cucciolo di pastore tedesco dovrebbe sapere che è un essere molto sensibile il quale, più di ogni altra razza, ha bisogno di un «capo» che lo sappia comprendere in ogni più piccolo particolare, lo sappia comandare con fermezza (senza violenza), lo sappia anche punire (si badi bene: punire non significa seviziare: il più delle volte basta un deciso «no!»), ma soprattutto lo sappia amare; ed ecco allora che anche un pastore tedesco, instancabile trottatore di natura (non si dimentichi - come purtroppo spesso accade — che è un cane da pastore, perciò in grado di percorrere numerosi chilometri), vivrà in piccoli appartamenti di città, accetterà di rimanere per ore su un’auto per difenderla, saprà fare tutti quegli esercizi che strappano applausi a scena aperta durante le gare di lavoro o cercare la droga, condurre i ciechi, salvare gente sepolta e sarà pronto a farsi uccidere per colui che ama.

Ritengo che l’uccisione dei cuccioli da parte dei maschi, nei cani in cattività sia l’aberrazione di uno stimolo naturale, dovuta soprattutto a gelosia: si notata infatti che l’uccisione dei cuccioli avviene di solito quando maschio e femmina vivono una coppia, anzi a volte è proprio la femmina che uccide e mangia i propri figli, senza che avvenga neppure una selezione perché vengono sterminati tutti i piccoli. Quindi, avendo una coppia di cani, si provvederà a dividere, prima ancora della nascita dei cuccioli, la femmina dal maschio.

Le femmine sono a loro volta comandate da una femmina capo-branco, che ha il compito di evitare l’accoppiamento di una femmina a lei gerarchicamente inferiore con il maschio capo-branco; è inoltre questa femmina che si incarica di accudire tutti i cuccioli (anche se non suoi) e di risvegliare in loro, a partire dai 45 giorni, gli istinti della caccia e della lotta per la sopravvivenza che andrebbero altrimenti irrimediabilmente perduti, e naturalmente difende i cuccioli da ogni pericolo.

Il maschio capo-branco non interviene mai nei rapporti femmina capo-branco con femmine di rango inferiore e cuccioli. Vive quasi sempre appartato dal resto del branco ma vigila su qualsiasi pericolo che gli viene segnalato dai soggetti timidi che, essendo i primi a dare l’allarme a causa della timidezza che li rende estremamente diffidenti, sono indispensabili per l’esistenza del branco stesso. Sono proprio questi soggetti i più idonei a fare la guardia, perché un cane equilibrato tende a non diffidare dell’uomo e il suo abbaio può giungere troppo tardi. Segnalo di sfuggita che là dove il maschio ha soppresso alcuni cuccioli selezionandoli, sono ugualmente stati riscontrati, fra quelli rimasti vivi, soggetti timidi. Solo quando il pericolo è reale, il maschio capo-branco interviene mettendo in fuga la causa del pericolo. A questo punto se qualche cucciolo più curioso (e coraggioso) si avvicina al capo-branco, per nulla intimorito dal suo abbaio, il maschio non lo allontana, anzi, cessato il pericolo, inizia a giocare con lui; in questo modo il cucciolo incomincerà la delicata fase di accrescimento e gli verrà insegnato come fortificare la tempra (resistenza al dolore).

I cuccioli crescono perciò protetti da tutti i pericoli, ma imparano anche ben presto (per mezzo dei giochi con gli adulti) la violenza e la capacità di reazione al dolore che li porterà a difendersi. Infatti un cucciolo che venisse morsicato seriamente da un altro soggetto (con perdita di sangue) o rimanesse intrappolato, diverrebbe preda degli altri cani e se la madre (cosa che non succede sempre) cercasse di aiutarlo verrebbe anch’essa assalita. Questa purtroppo è la legge della natura, ma per fortuna l’intervento umano può evitare simili incidenti, togliendo immediatamente dal branco il cucciolo che altrimenti verrebbe ucciso. Nonostante tutto il cucciolo ama questo suo mondo violento e ne sentirà la mancanza fino a che il proprietario non sarà capace di sostituirsi al capo-branco.

Cosa fare quindi per creare il branco cane-uomo con quest’ultimo che comanda?

Stabilito che l’età migliore per l’acquisto di un cane va dai due ai tre mesi (non prima perché il cucciolo ha bisogno della madre almeno fino ai due mesi, e preferibilmente non dopo i tre mesi perché avrebbe maggiori difficoltà di ambientamento), occorre innanzi tutto evitare che il cucciolo si spaventi durante il viaggio dall’allevamento all’abitazione. È questo il momento più delicato perché di solito è la prima uscita dall’allevamento. Una volta giunti a casa, lasciate che il cagnolino, spinto dalla naturale curiosità, ispezioni il nuovo ambiente, all’inizio si troverà disorientato e magari cercherà un angolo dove rifugiarsi. Di fronte a un simile comportamento state tranquilli: tenete presente che i cani d’allevamento vivono una loro vita, legata sì alla presenza umana (guai se non ci fosse), ma per parecchie ore del giorno e della notte indipendente da questa (il periodo che rimangono nei recinti e nei box); alcuni soggetti (i timidi appunto) hanno una naturale diffidenza verso tutto ciò che li circonda, in particolare l’uomo, e superano questa situazione solo con il tempo.

Gradatamente, se lasciati tranquilli, riescono a controllare la situazione ed acquistano fiducia verso la nuova casa e i nuovi padroni. Se vi è capitato questo cucciolo (e purtroppo alcuni cuccioli mostrano la loro timidezza solo quando sono fuori dall’allevamento per cui non è colpa dell’allevatore se quello da voi scelto si comporta in tale modo), ponete davanti al suo angolo-rifugio un po’ di latte e una manciata di carne tritata e allontanatevi. Vedrete che il cucciolo, non avendovi più vicino, uscirà per andare a mangiare; sempre rimanendo lontani e immobili, complimentatelo con tono di voce dolce. Poi ripetete l’operazione (tralasciando il latte), diminuite un po’ la quantità di carne e mettetegliela un po’ più avanti del posto di prima, in modo che il cucciolo si avvicini a voi, chiamatelo sempre con voce dolce non appena avrà finito di mangiare. Continuate in questo modo mettendo il boccone di carne sempre più vicino a voi, rimanete sempre fermi, muovetevi solo per accarezzare il cucciolo quando vi verrà vicino. Quando lo vedrete un po’ più sicuro, dategli un giocattolo di pezza che possa ricordargli i fratelli ma evitate quei pupazzi per i neonati che emettono suoni: potrebbero spaventarlo.

Non portate subito il cucciolo in mezzo al traffico, non trascinatelo per il guinzaglio, se non fa le scale portatelo in braccio. Se vedete che si spaventa tranquillizzatelo accarezzandolo e parlandogli dolcemente. Non temete di apparire ridicoli coccolando tra le braccia il cucciolo: è l’unica possibilità che avete di fargli capire che con voi è al sicuro. Evitate insomma al cucciolo qualsiasi trauma che diventerebbe irreversibile, a meno che non siate capaci di ricreare la situazione nella quale il cucciolo si è spaventato e quindi intervenire. Ad esempio: il cucciolo passa su un tombino instabile, si spaventa e cerca di fuggire (primo trauma); il guinzaglio di cui reggete un capo non gli permette la fuga ma gli stringe il collo (secondo trauma) e si spaventa ancora di più. Allora fermatevi, mettetevi sulla grata e chiamate il cucciolo, tirando dolcemente il guinzaglio: poi, con il cane ancora fuori dal tombino, allungate la mano con il palmo rivolto in su e accarezzategli la gola così che veda la mano vuota e non tema qualche tranello da parte vostra: quella mano (attraverso la carezza) non farà altro che ripetere lo stesso gesto che la madre faceva servendosi della lingua. Vedrete che il cucciolo si avvicinerà a voi rinfrancato. Continuate ad accarezzarlo e parlategli ancora dolcemente. Ripetete questo rituale davanti a ogni ostacolo: ben presto vi accorgerete che non temerà più nulla.

Se vedete che il vostro cucciolo è un po’ timido non sgridatelo mai, anche davanti a guai grossi; riprendetelo con un «cosa hai fatto?» detto con tono fermo, ma se il cucciolo è vispo, non teme apparentemente nulla e non riuscite a educarlo con le buone (educazione è, ad esempio, vietare al cucciolo di saltare su e giù da divani, poltrone, tavoli, ecc.; mangiare tappeti, rubare cibo e fare altre marachelle simili), allungategli pure un buffetto sul muso e sgridatelo; lui si allontanerà offeso almeno per qualche minuto, trascorsi i quali potrete accarezzarlo e far la pace. Il cucciolo abbinerà il guaio con la piccola punizione (a lui però sarà sembrata molto grande) e quando combinerà pasticci se ne renderà conto e prima ancora che voi vi accorgiate del disastro fatto, ve lo vedrete arrivare di corsa, con la testa china, le orecchie rivolte indietro, la coda appena scodinzolante, per chiedervi scusa; in questo caso non siate mai né severi né indulgenti, sgridatelo bonariamente ma dopo qualche secondo accarezzatelo.

Non sgridate mai né picchiate il cucciolo se non obbedisce al «vieni»; provate a dargli un biscotto e quando vi si avvicinerà per mangiarlo accarezzatelo. Ripetete l’esercizio fino a che il cane non capisce che al «vieni» fa seguito una carezza e qualcosa di buono da mangiare. In seguito quando vi risponderà immediatamente basterà una carezza. Quando infine il cucciolo avrà imparato a camminare al guinzaglio, a comportarsi educatamente e risponderà con prontezza al richiamo, portatelo in posti affollati. Se tenterà di scappare per la paura, sedetevi su una panchina o su una sedia di un bar e lasciate che il cucciolo (sempre al guinzaglio) prenda confidenza con l’ambiente che lo circonda. Se invece tenterà di avventarsi contro ogni persona (aggressività spinta dall’istinto di autoconservazione in soggetto non equilibrato) usate pure un collare a semistrozzo (mai usare i collari con le punte e comunque i collari a strozzo si possono usare solo a partire dai cinque o sei mesi: e date al cane una strattonata seguita da un secco richiamo. Non abbiate paura di fargli male, guai se il cucciolo dovesse crescere con questo vizio: diverrebbe un cane molto pericoloso per voi e per chi vi circonda.

Se il cucciolo cercasse di reagire a una vostra sgridata ringhiando e cercando di mordere non scappate da lui (cosa che fanno purtroppo generalmente i bambini… ma anche qualche uomo…) il cane capirebbe che voi avete paura di lui e sarebbe la vostra fine (il cane deve sempre sentirsi inferiore all’uomo altrimenti non gli obbedirà); questo è l’unico caso in cui è necessario un bel ceffone sul muso e potrete anche alzare energicamente la voce: entrambe le punizioni vanno però date subito; è inutile sgridare il cane anche solo qualche minuto dopo il fattaccio perché non collegherebbe le due cose e voi rischiereste di provocare inutilmente una sua aggressione. Oltre tutto il cane avrà capito, a quel punto, che voi non siete il più forte.

Un consiglio prima di concludere: non stancatevi di giocare con il vostro cane, bastano anche cinque minuti al giorno; lui sarà capace di aspettare tutto il resto delle ventiquattro ore perché avrà capito che, durante quel breve periodo di tempo, voi e lui formate un binomio perfetto. Se riuscirete a mettere in pratica quei pochi consigli che vi abbiamo dato, sarete sulla strada buona per la perfetta creazione del binomio uomo-cane. Tenete però presente che ogni cane ha la sua personalità e tende inoltre a riflettere il carattere del proprietario; cercate quindi di non trasferire su di lui le vostre ansie, paure e debolezze e servitevi della vostra fantasia per aiutare il cucciolo a capire ciò che volete da lui. Rimarrete sorpresi e orgogliosi di ciò che otterrete.

L’acquisto

Informazioni sull'acquisto di un pastore tedesco

Ora che siamo in grado di interpretare la psicologia del cane in generale, del pastore tedesco in particolare, possiamo pensare a una vita in comune con lui con maggiore sicurezza. Acquistare un cane, o comunque decidere di avere un cane con noi, non è un gesto da prendere alla leggera. La decisione dev’essere presa collegialmente da tutta la famiglia perché in famiglia vivrà il cane e se non si sentisse accettato anche da uno solo dei suoi membri, il suo carattere subirebbe delle frustrazioni.

E poi come si può imporre la presenza di un essere vivente con gli obblighi che comporta a chi non lo desidera e non lo ama? Qualcuno, e quasi sempre non è mai il padrone, dovrà pensare ad accudirlo, preparargli il cibo, tenerlo pulito e tenere pulita la cuccia e i recipienti. Questa persona è disposta a farlo di libera scelta o giudicherà queste mansioni un’imposizione o, nel migliore dei casi, una seccatura? La presenza di un cane in casa, anche pulito, crea una mole maggiore di lavoro: le orme delle zampe quando rientra dalla passeggiata, il pelo che perde nella muta invernale ed estiva e, all’inizio — quando un cane non è ancora educato — le inevitabili pipì e il resto negli angoli più impensati della casa. Per questo tutti devono essere sicuri di accettare il cane e disposti a collaborare affinché la fatica di questa nuova presenza non ricada su una sola persona.

Bisognerà anche considerare la quantità di tempo libero che possiamo mettere a disposizione del pastore tedesco. Questo cane, lo abbiamo detto, può vivere benissimo in un appartamento, ma ha bisogno di passeggiate regolari e di avere la possibilità di correre libero almeno una volta alla settimana. Chi vuole prendersi un pastore tedesco sappia che dovrà dedicargli molte ore e con il bello e il brutto tempo il cane andrà portato fuori.

L’ultima considerazione da fare è calcolare l’incidenza di spesa che graverà sulla famiglia. Oltre alla somma dell’acquisto, il pastore tedesco dovrà mangiare, e mangiare nel modo appropriato, poi bisognerà calcolare i conti del veterinario, a cominciare dalle vaccinazioni, tenendo presente che anche il cane più sano del mondo inevitabilmente cadrà talvolta ammalato e da cucciolo avrà bisogno di cure e vitamine per crescere forte e sano. Bisogna calcolare inoltre la tassa annuale e le spese di «corredo». Nel complesso non è certo una grossa somma ma ciascuno deve saper fare i conti in tasca propria e decidere se è in grado, e se ha voglia, di sopportare un onere finanziario in più. Se tutti i componenti la famiglia sono d’accordo e disposti ad accollarsi le responsabilità di questo nuovo membro, si potrà pensare all’acquisto.

Parliamo di acquisto ma naturalmente può accadere che il pastore tedesco ci venga regalato e a questo proposito è bene prepararsi, se il cane è cucciolo, ad eventuali delusioni. Non sapendo nulla della sua genealogia, mancheranno gli elementi per valutare l’aspetto e il carattere del cane diventato adulto, così come potreste avere la gradevole sorpresa di ottenere un esemplare perfetto di forme e di carattere. Inquanto al carattere, se il cane vi viene regalato cucciolo e se vi dedicate con impegno alla sua educazione, molte sono le possibilità che cresca psichicamente equilibrato e di ottimo temperamento. Se si tratta invece di un cane adulto bisognerà tenere presente che educarlo sarà assai più faticoso e difficile. Il cane soffrirà più a lungo il distacco dall’ambiente in cui viveva, dal padrone che lo lascia, e stenterà ad abituarsi alla nuova casa e al nuovo padrone. Ma basta ricordarsi che quello di cui ha più bisogno un cane è l’affetto di un essere umano e se saprete dargliene a sufficienza, poco alla volta il cane dimenticherà esperienze e persone del suo passato, per attaccarsi con tutto il suo amore alla nuova casa e ai nuovi padroni. Anzi, qualche volta questi cani, tolti magari a una famiglia in cui non erano accettati, sono quelli che maggiormente si attaccano a chi li ha «salvati».

Ma a parte queste situazioni un po’ anormali, dove acquistare con una certa garanzia, un pastore tedesco? La cosa migliore è rivolgersi a un allevamento. Quale? In Italia sono numerosissimi e tutti o quasi danno garanzie di serietà. La scelta potrà cadere sui più noti, ma ve ne sono di meno conosciuti altrettanto validi. È invece importante che all’allevamento scelto si possa accedere con facilità anche prima dell’acquisto, in modo che si possano conoscere i genitori del cucciolo e i fratelli, l’ambiente nel quale nasce e dove vivrà nei primi due o tre mesi. Il fatto stesso di frequentare l’allevamento vi darà la possibilità di rendervi conto di persona di molte cose, a cominciare dalla validità dei soggetti di quell’allevatore.

Prenotato il cucciolo, chiederete di poter tornare abbastanza spesso a visitare la cucciolata per vedere come si comporta il prescelto e per farvi conoscere da lui. È questa una fase molto importante per il futuro binomio uomo-cane e purtroppo non sono molti gli acquirenti che hanno la pazienza di viverla; è un vero peccato perché seguendo questo metodo, si rende meno drammatico il distacco del cucciolo dalla madre e si imposta il rapporto con lui su un piano affettivo molto più valido. Vedendo vivere il cane in mezzo ai fratelli e accanto alla madre vi renderete conto del suo carattere e del temperamento. È infatti nel gioco con i coetanei che il piccolo cane esprime le sue tendenze e la forza del carattere. Non è difficile riconoscere nell’allegra brigata dei cuccioli il timido e il prepotente, l’equilibrato e il nervoso e queste prime osservazioni sono essenziali come base per impostare la futura educazione; non solo ma ciascuno, secondo il proprio carattere, potrà scegliere a ragion veduta il cane che gli è più congeniale. Il vantaggio di queste frequenti visite all’allevamento è evidente anche per il cucciolo, il quale si abituerà alla presenza di quella persona, il suo futuro padrone, per cui il giorno del distacco non gli parrà di essere tutto solo e abbandonato, ma si rifugerà spontaneamente nelle braccia che gli sono familiari. Prendete perciò in braccio il cucciolo ogni volta che vi recate a visitarlo, accarezzatelo e lasciate che assimili il vostro odore magari ispezionandovi con il nasetto curioso: non lo dimenticherà più!

Il distacco

Quando il cucciolo avrà raggiunto il secondo, meglio il terzo mese di vita, sarà giunto il momento di staccarlo dalla madre e portarlo nella sua nuova dimora. Provate a mettervi al posto del cagnetto che, improvvisamente, si vede portato in un universo sconosciuto, totalmente differente da quello a cui era abituato. Invano cercherà la rassicurante presenza materna e la compagnia degli altri cuccioli; in un solo momento tutte le abitudini e i valori acquisiti verranno sovvertiti: chi gli insegnerà, ora, come deve comportarsi e quali sono le regole da seguire?

Evitate per quanto è possibile di traumatizzare il piccolo pastore tedesco facendo di tutto per fargli sentire meno doloroso il distacco. Come fare? Per esempio è un buon sistema quello di portare con voi, il giorno in cui andrete a prelevare il cucciolo, una piccola coperta che lascerete per qualche tempo in mezzo alla cucciolata perché tutti ci giochino. La copertina si impregnerà dell’odore dei fratelli e della madre e vi servirà quando sarete a casa perché, mettendogliela accanto, l’odore gli darà l’illusione di essere ancora nel branco. Prima di staccarlo definitivamente, prendetelo in braccio ma senza dargli la sensazione di tenerlo con la forza e accarezzatelo con delicatezza. Tenetelo a lungo sulle ginocchia e non solo durante il tragitto, ma quando sarete nella sua nuova «tana» che dovrà diventargli familiare. Si sentirà protetto dalle vostre carezze e dal calore del vostro corpo e poco a poco riuscirà a vincere la diffidenza. Ma ora siete ancora all’allevamento, con il cucciolo tra le braccia. Quando lo sentirete tranquillo rimettetelo in mezzo al gruppo fino al momento di andare.

Vedrete che, ricordandosi che dalle vostre braccia non gli viene nulla di male, ma trova calore e conforto, si lascerà prendere senza resistenza. Avvolgetelo nella coperta ormai impregnata dell’odore che gli è familiare, evitando di rinchiuderlo - anche per breve tempo - in scatole o cesti dove il cucciolo gemerà per la solitudine e la paura. Il sentirsi prigioniero in un luogo stretto e buio lo mette in una condizione di assoluta disperazione tanto che, da questa prima esperienza negativa, talvolta il carattere del cane viene completamente rovinato.

Non fatelo camminare, non permettete che intorno a lui, appena a casa, si crei della confusione, non lasciatelo frastornare da troppe moine, baci, grida di gioia. Non potrebbe sopportarlo! La cosa migliore sarà portarlo subito nella cuccia preparata per lui, mettergli vicino la sua coperta e rimanergli accanto, accarezzandolo sulla gola e sul muso, parlandogli a voce bassa e tranquilla finché lo vedrete meno spaventato. Una sola persona deve stargli vicino: quella che l’ha prelevato all’allevamento e che già conosce. Fate in modo che intorno a lui non si raggruppino altre persone perché lo spaventerebbero. Bisogna dare tempo al cucciolo di raccogliere le idee e aspettare che la sua naturale curiosità vinca la paura. Allora comincerà a ispezionare la casa e a lasciare - ahimè - le prime tracce del suo passaggio. Ma se alle prime gocce di pipì seguirà un urlaccio, il cucciolo verrà completamente traumatizzato. Sarebbe come pretendere da un neonato che non si sporcasse addosso e urlargli contro la prima volta che si bagna. Ricordatevi che i primi momenti di convivenza sono i più importanti per il rapporto del cane con il padrone. Talvolta tutto il futuro comportamento del pastore tedesco dipende proprio da queste primissime, essenziali esperienze.

La cuccia del cane sarà già stata approntata e la migliore per il pastore tedesco — per lo meno finché vive in casa - è la brandina alta da terra, coperta da un panno o un telo, secondo le stagioni, di una giusta misura. Mai mettere un cucciolo in una cuccia grande: si sentirebbe sperduto e abbandonato, così come - cresciuto il pastore tedesco - dovrà avere una cuccia idonea alla sua mole, sia che si tratti della branda o del canile vero e proprio provvisto di casetta-cuccia. Sistemate la cuccia con criterio: in un luogo tranquillo, dove non vi sia troppo passaggio, non in mezzo alle correnti né tantomeno all’aperto finché il cane è piccolo. Non vicino a fonti di calore o in ambienti gelidi. Se il luogo sarà stato scelto nel posto adatto, il cucciolo lo gradirà e sarà già un punto fermo da cui iniziare l’educazione.

Cucciolo, cucciolone o adulto?

Abbiamo parlato fino ad ora della situazione più normale che si verifica: l’acquisto di un cucciolo di 2 o 3 mesi. Ma per molte buone ragioni, e anche per motivi umanitari verso un cane in condizioni precarie, può capitare che la nostra scelta opti per un pastore tedesco già più maturo: ad esempio un cucciolone di 6/8 mesi. Anche in questo caso bisogna mettere sulla bilancia i vantaggi e gli svantaggi. Se cucciolone è già un cane formato sia nel fisico che nel carattere. Si compra cioè a colpo sicuro; ci vorrà più tempo per insegnargli le abitudini fisiologiche e quelle della casa se fino a quell’età è vissuto in allevamento, ma afferrerà molto prima di un cucciolo l’insegnamento e, una volta assimilato, non lo scorderà più. Certo il piacere di vedersi crescere il pastore tedesco sotto gli occhi nell’età della formazione, in questo caso va perduto, ma se manca il tempo per seguirlo meglio optare per il cucciolone che naturalmente costerà di più, talvolta considerevolmente, del pastore tedesco di pochi mesi, com’è logico perché maggiori sono state le spese sostenute dall’allevatore il quale inoltre vi vende un «prodotto» già perfezionato.

In quanto al cane adulto, si tratta quasi sempre di un caso pietoso che ci muove a compassione: un pastore tedesco abbandonato o perduto o che è rimasto solo alla morte del padrone o che ci viene dato da chi non può più tenerlo. Ci vorrà in questo caso molto affetto e molta comprensione cercando di non imporre al cane atteggiamenti o abitudini diverse da quelle nelle quali è cresciuto e che, quindi, non può capire. Anche l’esemplare adulto, se lo amerete, finirà per attaccarsi a voi e per ricambiare, decuplicato, il vostro affetto, tanto più se è un animale che ha vissuto una brutta esperienza con padroni cattivi e ignoranti. Al principio sarà diffidente e pauroso ma quando si renderà conto che, finalmente, è in un ambiente sereno dove è amato e rispettato, nessuno saprà ricambiare come lui le vostre cure e il vostro affetto. Avrete fatto una buona azione e potrete contare su un cane che vi difenderà a costo della vita.

Maschio o femmina?

La scelta dipende principalmente dal gusto perché ambedue hanno, nella vita in famiglia, i propri punti a favore, ferme restando alcune considerazioni particolari che possono influire sulla scelta.

  • Il maschio spesso è più bello, di taglia maggiore e più forte. In compenso è più violento, pronto a litigare con tutti gli altri maschi e talvolta meno disposto a recepire gli insegnamenti.

  • La femmina è di taglia leggermente inferiore, più aggraziata e di carattere dolce e affettuoso. Se deve convivere con bambini molto piccoli, è da preferire. La sua dolcezza e pazienza verso i cuccioli (quelli d’uomo compresi) ne fanno il soggetto ideale. Non per nulla i cani guida per i ciechi sono per il 90% femmine, appunto perché in loro l’indole è più sottomessa e non sono soggette, come i maschi, al continuo richiamo del sesso.

  • In compenso la femmina ha l’inconveniente del calore e per due volte l’anno può costituire un problema. Bisogna prima di tutto proteggerla da se stessa perché, se lasciata libera, fuggirà alla ricerca di un compagno, e poi tenerla lontana dall’assalto di tutti gli altri maschi, grandi e piccoli, di razza e bastardi, che renderanno abbastanza difficoltosa la passeggiata quotidiana. Si tratta però di pochissimi giorni e si può ovviare (in parte) alla seccatura usando gli speciali prodotti che allontanano i maschi.

  • Maschio o femmina, comunque, devono avere in comune le stesse doti di temperamento: mancanza di paura, aggressività controllata, intelligenza. Si tratta quindi di fare delle valutazioni precise e scegliere in base anche al proprio carattere ricordando che la femmina sente assai meno del maschio il bisogno di libertà e della vita all’aperto.

L’educazione

L'educazione del cane da Pastore Tedesco

Vita in famiglia

I primi giorni di vita che il cucciolo passa in famiglia sono i più importanti per la formazione del carattere. E quindi necessario impostare la sua nuova esistenza su regole ben precise e su orari fissi. Solo così il cucciolo si abituerà facilmente alla nuova sistemazione dimenticando in breve tempo la vita all’allevamento vicino alla madre e agli allegri compagni. Già dal primo momento bisogna stare attenti a non commettere errori.

La prima notte in casa

Abbiate cura di portare il cucciolo a casa in ora tale che abbia davanti a sé parecchio tempo per ambientarsi prima del calare delle tenebre. Non sarà una notte tranquilla perché quando il cucciolo si troverà tutto solo al buio, piangerà e si lamenterà per ore intere invocando come è capace la rassicurante presenza materna.

Siate comprensivi con il piccolo cane che sta per affrontare una dura prova, la prima, forse la più difficile della sua nuova vita. Comprensione quindi, non debolezza perché se per una errata forma di tenerezza (o per poter dormire in pace) prendete il cucciolo nel letto, sarete perduti. Il cane che, sia pure così piccolo, sa perfettamente sfruttare la situazione, non vi lascerà in pace nelle notti successive. Più rimanderete nel tempo la prova, più ardua da superare sarà per ambedue: padrone e cane. Cercate invece di rassicurare il cucciolo, alzandovi dal letto, andandolo ad accarezzare e parlandogli. Non dimenticate di avvolgerlo nella sua coperta e mettete accanto alla cuccia una sveglia discreta. Il tic-tac monotono ricorderà al cagnolino i battiti del cuore materno e il suono regolare e monotono finirà per addormentarlo. Se proprio non ve la sentite di isolarlo, portate la cuccia accanto al vostro letto con coperta e sveglia e ogni volta che il cucciolo guaisce, allungate la mano per fargli sentire che gli siete vicino nel buio. Basterà a calmarlo e a fargli vincere la paura.

Al mattino, dopo la notte più o meno insonne, siate particolarmente affettuosi con il pastore tedesco che avrà tutta una giornata davanti a sé per conoscere il vostro affetto e non sentirsi più troppo spaesato. Ora il pastore tedesco è parte della famiglia e tale si deve sentire. Questo è il primo elemento da cui deve partire la educazione del cane. Come tutti gli altri componenti della famiglia, dovrà avere diritti e adempiere doveri. Sia ben chiaro che questi diritti vanno da tutti rispettati mentre sarà bene che non siano in troppi a insegnargli i doveri per non confonderlo. Però è inutile sgridare il cane quando un’altra persona è pronta a coccolarlo dandogli così, in un certo senso, ragione. La coerenza è il pilastro sul quale si basa il corretto rapporto uomo-cane, proprio come accade fra gli esseri umani. Castigare un bambino il quale sa che l’altro genitore è pronto a consolarlo e a difenderlo è un comportamento assolutamente negativo.

Educazione del cucciolo

Che cosa significa «educare» un cucciolo? Sembra una parola così difficile applicata a quel buffo esserino dal pelo lanoso e dal mobile naso nero che altro non cerca che carezze. Eppure un cane di pochi mesi, il pastore tedesco in particolare così pronto a recepire i desideri del padrone, è perfettamente in grado di capire cosa vogliamo da lui purché naturalmente non si pretenda che afferri ed esegua un concetto la prima volta che glielo insegniamo. Alla coerenza dunque va aggiunta una buona dose di pazienza e tanta, tanta comprensione. Educare significa «insegnare» partendo però dalla conoscenza del carattere e del comportamento ereditario dell’allievo. Con questa premessa non sarà difficile.

Le abitudini fisiologiche. Sono la prima cosa da insegnare al cucciolo, ma non si pretenda che diventi ubbidiente ed educato in quattro e quattr’otto. Chi pensa che sia facile e rapido educare un cane, rinunci ad esso o acquisti un cane adulto, già addestrato. Allevare un cucciolo vuol dire avere infinita pazienza perché non può capire il nostro linguaggio. Solo associando voci e gesti imparerà in fretta ma, attenzione, cominciate subito e non lasciare perdere alcuna occasione. Se una volta intervenite e un’altra no, il cucciolo farà una grande confusione e non otterrete nulla.

Il metodo più semplice per insegnare al cucciolo a sporcare in un luogo fisso è il seguente. Munitevi di una cassetta bassa di legno e riempitela di giornali o, meglio, di terra. Poi raccogliete con un pezzo di carta che assorba, giornali ad esempio, l’orina e le feci del cane e portateli nella cassetta. Cinque, sette volte al giorno portatelo nella cassetta, che non dovrà essere spostata, e fatelo in particolare dopo l’assunzione del pasto da parte del cucciolo perché è quello il momento in cui il cane piccolo si libera più facilmente. Attratto dall’odore si abituerà a scaricarsi nella cassetta. Lodatelo, accarezzatelo ogni volta che lo fa, in modo che associ le carezze all’abitudine di sporcare in quel luogo. Dopo qualche giorno sarà il cucciolo stesso a sollecitarvi perché lo portiate nel luogo scelto e non ci vorrà ancora molto perché sia lui stesso a recarvisi, naturalmente se trova le porte aperte e il cammino è breve.

Chi ha un giardino può scegliervi un posto adatto invece della cassetta e, con lo stesso sistema, abituare il cane a sporcare sempre lì. Attenzione a non cambiare mai il posto prescelto. Se, come spesso accadrà all’inizio, il cucciolo non riuscirà a trattenersi e comincerà a liberarsi in un luogo non adatto, cercate di prelevarlo in tempo e di portarlo nella cassetta o in giardino dove finirà il suo bisogno. Lodatelo molto, accarezzatelo, coccolatelo un po’ quando arrivate a tempo. Se, viceversa, il cane si ostinasse a sporcare in luogo non adatto, sgridatelo solo se lo cogliete sul fatto: usate una voce ferma e severa; non gridate, soprattutto non picchiatelo, ne guasterete solo il carattere senza ottenere alcun risultato. Siate solleciti a disinfettare i luoghi dove il cane ha sporcato, con creolina, per togliere l’odore dell’urina e delle feci. In caso contrario l’odore lo attirerà irresistibilmente e tornerà a liberarsi in quel posto.

Assolutamente da evitare la «fissazione» di molte persone che credono di educare il cucciolo strofinandogli il musetto nelle feci o nell’orma quando sporca dove non deve. Non solo è antigienica ma rischia di confondere il cucciolo al punto tale da farlo pensare che, se il padrone ci tiene tanto a fargli annusare quello che ha fatto, significa che vuole che vada a sporcare proprio lì.

L’abitudine al nome. Un pastore tedesco comprato in allevamento sarà già stato «battezzato» nel senso che, figlio di genitori iscritti ai Libri Genealogici, avrà già ricevuto un nome ufficiale seguito dall’«affisso» dell’allevatore. Di solito però sono nomi difficili, non adatti ad essere adoperati nel linguaggio corrente. Il nome con il quale lo chiamerete dal momento che entra in casa, dovrà essere breve, incisivo in modo che il cucciolo lo identifichi subito in mezzo agli altri suoni. Cominciate subito ad usarlo, abbinandolo sempre o ogni ordine e a ogni lode. E cominciate a insegnargli a obbedire ogni volta che lo chiamate per nome. Basterà legargli al collare una lunga funicella, reggendo in mano l’altra estremità. Quando il cucciolo si sarà allontanato per quel tanto che lo permette la corda, chiamatelo per nome e tiratelo leggermente verso di voi, continuando a pronunciare il suo nome. Quando, più o meno spontaneamente, il cucciolo vi sarà vicino, come al solito fategli molte lodi e carezze. La prima volta che ubbidirà senza che voi tiriate la fune, il cucciolo va premiato con un buon bocconcino. Insistete molto su questo facile esercizio perché è necessario che il cane impari a obbedire al richiamo immediatamente. Questo lo salverà da parecchie spiacevoli situazioni e sarà la premessa dei futuri «esercizi di obbedienza». Un cane che ritorna sollecito al padrone ogni volta che si sente chiamare non rischia di perdersi e rende tranquillo il proprietario che sa di poterlo fermare sempre in tempo.

Sia pure senza avere la pretesa che il cucciolo obbedisca sempre, cominciate a insegnarli l’«alt». Questa premessa all’esercizio vero e proprio va cominciata con il cane al guinzaglio, facendo seguire alla parola dell’ordine una leggera strattonata al guinzaglio che lo obbliga a fermarsi. Poi si riprova l’esercizio in uno spazio aperto ma senza pericoli, con il cane libero e quando il cucciolo si blocca all’«alt» non mancate di premiarlo in modo sostanzioso. L’«alt» è essenziale nell’educazione del cucciolo prima e del cane adulto poi perché vi permetterà di lasciarlo libero per sfogarsi nel gioco e nella corsa senza temere che si cacci nei pericoli, magari attraversando la strada per avvicinarsi a un suo simile in sosta nell’altro marciapiede.

Preliminari alla condotta al guinzaglio. Più oltre troverete la spiegazione dell’esercizio vero e proprio, ma è bene abituare già il cucciolo a camminare al guinzaglio senza tirare troppo. È però necessario abituarlo prima al collare e poi al guinzaglio perché non li consideri strumenti di costrizione. Basterà all’inizio darglieli per gioco, lasciare che li annusi, li mordicchi, li trascini per casa. Poi provate a mettergli il collare distraendolo con qualche gioco e coccolatelo; poco alla volta si abituerà e non baderà neppure più al sottile cinturino di cuoio che porta intorno al collo. Naturalmente il collare deve essere adatto all’età del cane, quindi non si useranno quelli rigidi o di metallo per animali adulti.

Abituato al collare provate a farlo camminare in casa tenendolo al guinzaglio, seguendo gli andirivieni del cucciolo che, così facendo, non si sentirà trascinato contro la sua volontà. Quando vi pare che il piccolo pastore tedesco abbia accettato sia il collare che il guinzaglio, provate ad uscire in strada, evitando però vie troppo rumorose e piene di gente.

Non fate fare gli scalini al cucciolo; se dovete discendere le scale prendetelo in braccio e poi depositatelo dolcemente sul marciapiede. E molto probabile che si rifiuterà di muoversi perché confusione e rumore lo immobilizzeranno. Tirate appena sul guinzaglio chiamandolo per nome e offrendogli un bocconcino. Appena si sentirà più sicuro e certo della vostra presenza, vi seguirà. Fatti pochi metri, riprendetelo in braccio e riportatelo a casa. Riprovate tutti i giorni con percorsi sempre più lunghi, senza mai perdere la dolcezza e la calma, senza mai tirarlo con violenza. È penoso lo spettacolo di un cucciolo trascinato di peso dal guinzaglio. Oltre a tutto si rischia di rovinargli una zampa o di ferirlo nei cuscinetti plantari!

Appena vi rendete conto che il pastore tedesco si è abituato a camminare al guinzaglio, cominciate a insegnargli a non tirare, ma non illudetevi di riuscirci completamente fino al 7° mese di età quando sarà tempo di insegnargli la condotta al guinzaglio vera e propria. Per il momento sarà sufficiente che - quando tira troppo - lo strattoniate leggermente ripetendogli «qui» finché si troverà di nuovo all’altezza della vostra gamba.

Qualcosa rimarrà di questo insegnamento nella memoria del cucciolo e può darsi che al momento di insegnargli la «condotta», il cane già l’abbia appresa quasi perfettamente.

Il gioco. Il cucciolo ha un prepotente bisogno di giocare. Proprio come i bambini, attraverso il gioco il giovane cane esprime le sue tendenze e scarica la sua energia. Se vivesse ancora in allevamento, basterebbero i fratelli ad esaurire questa necessità: la lotta con loro gli servirebbe anche per la formazione del carattere e la madre gli farebbe da guida e consigliera in ogni necessità contingente. Vivendo ormai in seno alla famiglia umana, tocca al padrone sostituire gli uni e l’altra anche nel gioco.

All’inizio il gioco sarà limitato alle possibilità del cucciolo il quale sceglierà l’oggetto con cui giocare, poi, sempre nell’ambito del gioco, si dovrà cominciare a lanciargli la palla in funzione del «riporto», a correre in competizione con lui perché si consolidi il suo apparato scheletrico e muscolare. Bisognerà fornire al cane anche qualche giocattolo adatto: la sua pallina e l’osso di bufalo con il quale arrotare i dentini, qualche pupazzetto di gomma e quello che il cucciolo stesso sceglie come oggetto del gioco: una scatola di cartone, un giornale da fare a pezzi, perfino una mela dura che poi finirà per mordicchiare con grande vantaggio dei denti e delle gengive. Non dovete assolutamente permettergli di mordere tutto quello che gli capita a portata di denti. Un secco «no» lo fermerà; subito dopo porgetegli il suo osso.

Non dategli per giocare una vecchia ciabatta o le calze rotte altrimenti ogni scarpa che troverà in giro la considererà a ragione un altro divertente giocattolo e le calze finiranno sbrindellate anche se appena comprate. Non si è ancora trovato il sistema di far capire al cane la differenza fra un oggetto «buono» e uno da buttare e sarà difficile che ci riusciate voi.

Rapporti con i bambini. Diciamo subito che fra un cucciolo e un bambino, chi ci rimette è il primo. Bisogna quindi sorvegliare il gioco dei bambini perché, magari per troppo affetto, non facciano del male al cucciolo. Il cane nei primi mesi è un essere fragile e facilmente traumatizzabile. Le grida, i colpi, l’essere passato malamente da un braccio all’altro risultano sommamente pericolosi per la sua integrità fisica e il suo equilibrio psichico. Educate i vostri figli a rispettare nel cane un essere vivente che possiede la loro stessa sensibilità: non solo non va strapazzato come se fosse un orsacchiotto di pezza ma i bambini devono abituarsi a rispettare il suo riposo e a non disturbarlo durante il suo pasto. Se da cuccioletto non è stato spaventato da qualche bimbo maleducato e manesco, il cane diventerà il più caro e fidato amico dei ragazzi, il difensore senza paura dei bambini piccoli, il compagno di vita ideale per i ragazzi di una certa età. Una volta cresciuto quando il rapporto di forza sarà dalla sua parte, non ci sarà pericolo che ne approfitti neppure nel gioco: saprà perfettamente dosarla e riuscirà anche a fingere di lasciarsi «vincere» per far piacere a un padroncino un po’ prepotente. Se talvolta si sente dire di pastori tedeschi che si sono rivoltati a un bimbo, si può essere certi che quel cane è stato «seviziato», quand’era cucciolo, da qualche bambino violento che i genitori non hanno saputo educare al rispetto di tutti gli esseri viventi.

Il cane in viaggio. Il cucciolo deve viaggiare con i dovuti riguardi. Può essere portato in auto e in treno ma è certo che non potrà trattenere a lungo i suoi bisogni fisiologici. Bisogna quindi tenerne conto. Diventato cucciolone e adulto potrà seguire ovunque il proprietario, anzi, viaggiare spesso nell’auto del padrone sviluppa in lui l’istinto alla «difesa all’automobile». Se per caso soffrisse di mal d’auto, il che è possibile, si può dargli una mezza pastiglia di un prodotto adatto, gli stessi che usano gli esseri umani, ripetendo magari la somministrazione a metà viaggio se è molto lungo.

Il cane può viaggiare in treno munito di museruola e - sembra ovvio - quando non è affollato. Può essere trasportato anche in aereo ma in questo caso viaggerà in uno scomparto a parte, lontano dal padrone ed è meglio evitarlo finché il cane è giovane.

Se passa la frontiera, dev’essere fornito di libretto sanitario che certifichi le avvenute vaccinazioni e la vaccinazione antirabbica, obbligatoria in quasi tutti i paesi. In molte nazioni il cane non può entrare senza subire preventivamente una «quarantena» che varia da pochi giorni a un paio di mesi. Prima di affrontare con il cane un viaggio all’estero, chiedete sempre ai vari consolati o al Ministero della Sanità le regole vigenti per il passaggio di frontiera.

Non fate mai viaggiare il vostro pastore tedesco nel bagagliaio dell’auto, anche se lo lasciate semiaperto. I gas di serico della macchina gli sono nocivi e alla lunga il cane ne risentirebbe. Se lasciate il pastore tedesco nella macchina in sosta, fate attenzione che l’auto non sia al sole e che un finestrino sia sempre un po’ aperto per evitare che sia vittima di un colpo di sole. Non abbassatelo troppo perché il cane non salti fuori dall’auto quando vede qualcosa che lo attira particolarmente. E per finire, ricordate che per ottenere un cane ben educato ed equilibrato è necessario che lo sia prima di tutto il padrone. Ad esempio, vanno mantenuti costanti gli orari dei pasti, del riposo e della passeggiata, almeno fino a quando il pastore tedesco non avrà definitivamente consolidato il suo carattere.

L’alimentazione

L'alimentazione del pastore tedesco

Il pastore tedesco, come del resto qualsiasi altro cane, è un animale carnivoro che la lunga convivenza con gli esseri umani ha reso onnivoro. La base della sua alimentazione deve perciò essere carnea pur non mancando di tutte le altre sostanze che sono necessarie per il suo miglior sviluppo e mantenimento. Questo non vuol dire che deve mangiare esattamente come mangiamo noi; al contrario, i cibi cucinati per la tavola umana con condimenti e spezie, abbondanti grassi e sughi, sono deleteri per la sua salute. Il cibo per il cane dev’essere preparato apposta e deve rispondere ad alcuni requisiti decisamente diversi da quelli che guidano il nostro gusto.

Prima di dare la tabella indicativa delle razioni necessarie all’alimentazione del pastore tedesco, sgomberiamo il campo da alcuni preconcetti purtroppo abbastanza comuni. Il primo è che la carne fa male ai cani: sarebbe interessante sapere da dove è nata una simile scempiaggine che dimostra una assoluta ignoranza delle origini e dell’apparato digestivo del cane.

Approfondimento: Il miglior cibo per un Pastore Tedesco

Il secondo, che è piuttosto frutto di pigrizia e di scarso amore per il proprio cane, consiste nel pensare che gli avanzi della nostra tavola sono il cibo ad esso più adatto; lo stesso dicasi di quei famigerati pastoni a base di pane secco e risciacquatura di piatti che hanno rovinato tanti bellissimi esemplari canini.

L’alimentazione corretta garantisce lo sviluppo armonico del pastore tedesco ed è la migliore prevenzione contro moltissime malattie e disturbi. Per volere risparmiare sul cibo, spesso si finisce per spendere di più dal veterinario e a che scopo comperare un bel cucciolo per poi rovinarlo con una dieta non adatta? Ripetiamo dunque che alla base dell’alimentazione del pastore tedesco ci deve essere carne in abbondanza soprattutto finché è giovane e quando è destinato a svolgere servizi onerosi. Carne che, naturalmente, non è necessario sia di prima scelta potendo benissimo acquistare le parti meno pregiate e meno costose.

Sarà prevalentemente carne di bue e di cavallo, sostituita una o due volte alla settimana con quella di pollo completamente disossata (attenzione che il pastore tedesco non rosicchi ossa di pollo, pericolosissime perché facilmente frantumagli), o di pesce alla quale, se ci sono, vanno asportate accuratamente tutte le lische. Qualche volta, soprattutto d’inverno, si può dargli carne di maiale, evitando però le parti troppo grasse. La carne di manzo, di bue e di cavallo gli deve essere somministrata cruda, tritata finché è cucciolo, preferibilmente a pezzetti quando il pastore tedesco è cucciolone e adulto. In vecchiaia è meglio ritornare alla carne tritata per evitare al cane una inutile fatica di digestione. Se il cane dimostra di non gradire molto la carne cruda o se si teme che sia troppo «passata», si può scottargliela appena nell’acqua bollente oppure in una padella antiaderente che non richiede grassi per la cottura. Quando il pastore tedesco sarà sottoposto ad addestramento o sarà impegnato in un lavoro, le razioni andranno rinforzate nel senso della qualità piuttosto che della quantità; soprattutto verrà aumentata la razione di carne e la stessa cosa bisogna fare se la cagna è incinta o allatta. In questi casi poi, badate a non darle cibi che gonfiano ma non nutrono: preferite una dieta meno voluminosa ma più sostanziosa.

Un’altra «fissazione» di cui non si capisce la provenienza è che il cane debba mangiare senza sale. Il sale, o cloruro di sodio, va sempre aggiunto nella zuppa del pastore tedesco sia pure in misura più scarsa di quanto usiamo fare con i nostri cibi. Si può fare a meno di dargli il sale se si nutre il cane esclusivamente di carne il che sembra, al giorno d’oggi, piuttosto improbabile e - alla lunga - anche dannoso. Di sale dunque il cane ha bisogno, esattamente come noi. I pasti gli vanno somministrati a orari fissi, possibilmente senza deroghe, nei recipienti che gli appartengono, debitamente puliti.

I recipienti dovranno essere almeno tre: uno sarà per bere. Dovete fare sempre attenzione che il pastore tedesco abbia a disposizione acqua fresca e pulita a volontà. Ricordate che il cane può sopravvivere a lungo alla fame, ma muore entro breve se non può bere.

Lasciatelo sempre bere a volontà anche quando — come accade spesso — dimostra di preferire l’acqua corrente e si ferma ad ogni fontanella mettendo il muso sotto il getto. State attenti invece che non lecchi l’acqua che si raduna nella vaschetta e, a maggior ragione, che si disseti in acque ferme e stagnanti dove si annidano i germi delle malattie più pericolose.

Le altre due ciotole serviranno per il cibo in modo da avere sempre sottomano un recipiente pulito. Queste ciotole devono essere acquistate appositamente per il cane, in materiale igienico, possibilmente di plastica perché sono infrangibili, oppure di ceramica. Meglio scartare il metallo che, alla lunga, può lasciare dei residui. La forma e la profondità dei tre recipienti dovranno essere adatti alla forma del muso del pastore tedesco, quindi piuttosto profondi e capaci.

La scodella con il cibo va presentata al cane sempre alla stessa ora e lasciata a sua disposizione per mezzora e non più. Prima di tutto il cibo lasciato a lungo scoperto rischia di deteriorarsi e comunque si riempie di polvere e di germi, in secondo luogo, se lasciassimo mangiare il pastore tedesco a modo suo, gli renderemmo ancora più lunga la già lunga digestione propria della specie, con la conseguenza che, al pasto successivo il nuovo cibo andrebbe a depositarsi su quello, non ancora digerito, del pasto precedente. Se dopo mezz’ora, quaranta minuti, il cane non ha ancora finito la sua razione, portategli via la ciotola e buttate il cibo avanzato. Dopo due o tre volte il cane capirà che se non si decide a mangiare con una ragionevole fretta, rischia di vedersi sottrarre il cibo e si deciderà a non perdere tempo. Se però vedete che rifiuta di mangiare, o mangia poco, non insistete; gli animali sanno perfettamente regolarsi ed è probabile che il vostro pastore tedesco abbia bisogno di un giorno di digiuno. A questo proposito, adottate la regola di fargli saltare completamente il pasto una volta ogni 10/12 giorni, non quando è cucciolo ma dopo i 7/8 mesi.

Se vi accorgete che il cane non mangia per più giorni di fila o, comunque, mangiucchia svogliato lasciando la maggior parte della sua razione, è chiaro sintomo che qualcosa non va; portatelo perciò dal veterinario prima che la malattia che sta covando esploda magari con gravità. Una malattia presa sul nascere è sempre facilmente curabile ed evita guai peggiori. Non mettete mai le ciotole del cibo e dell’acqua vicino al luogo dove il cane sporca; non dategli mai cibi troppo freddi o troppo caldi. Se per comodità preparate la zuppa per due o tre giorni, tenetela nel frigo ma tiratela fuori in tempo per portarla a temperatura ambiente, oppure intiepiditela prima di darla al pastore tedesco.

I cibi pronti per cani costituiscono un’eccellente alternativa, purché il pastore tedesco li gradisca, ma non devono sostituire come abitudine il cibo fresco. Sono consigliabili in viaggio, in vacanza, quando si porta il cane alle mostre o per altre occasioni speciali ma come regola preferite gli alimenti freschi, al naturale. Non abituate il pastore tedesco a chiedere il cibo a tavola; vi infastidirebbe continuamente e finirebbe per non trovare più appetitosa la sua zuppa. Un cane che va mendicando il cibo attorno al tavolo, dove magari ci sono ospiti che non apprezzano affatto la sua presenza, fa pensare piuttosto male della buona educazione dei padroni di casa. Il pastore tedesco ha diritto a qualche boccone speciale e a qualche golosità, ma gli vanno dati soltanto come premio per il lavoro compiuto o per aver prontamente obbedito a un ordine. Se volete proprio viziarlo un pochino, non fatelo a tavola, ma aspettate di essere a tu per tu con lui. Non permettete ad altri, amici o estranei, di allungargli continuamente pezzetti di cibo: gli rovinereste la salute e si abituerebbe a prenderlo da tutti, compreso il boccone avvelenato che può gettargli qualche malintenzionato.

Un’altra «fissazione» di cui non si capisce la provenienza è che il cane debba mangiare senza sale. Il sale, o cloruro di sodio, va sempre aggiunto nella zuppa del pastore tedesco sia pure in misura più scarsa di quanto usiamo fare con i nostri cibi. Si può fare a meno di dargli il sale se si nutre il cane esclusivamente di carne il che sembra, al giorno d’oggi, piuttosto improbabile e - alla lunga - anche dannoso. Di sale dunque il cane ha bisogno, esattamente come noi. I pasti gli vanno somministrati a orari fissi, possibilmente senza deroghe, nei recipienti che gli appartengono, debitamente puliti.

I recipienti dovranno essere almeno tre: uno sarà per bere. Dovete fare sempre attenzione che il pastore tedesco abbia a disposizione acqua fresca e pulita a volontà. Ricordate che il cane può sopravvivere a lungo alla fame, ma muore entro breve se non può bere.

Lasciatelo sempre bere a volontà anche quando — come accade spesso — dimostra di preferire l’acqua corrente e si ferma ad ogni fontanella mettendo il muso sotto il getto. State attenti invece che non lecchi l’acqua che si raduna nella vaschetta e, a maggior ragione, che si disseti in acque ferme e stagnanti dove si annidano i germi delle malattie più pericolose.

Le altre due ciotole serviranno per il cibo in modo da avere sempre sottomano un recipiente pulito. Queste ciotole devono essere acquistate appositamente per il cane, in materiale igienico, possibilmente di plastica perché sono infrangibili, oppure di ceramica. Meglio scartare il metallo che, alla lunga, può lasciare dei residui. La forma e la profondità dei tre recipienti dovranno essere adatti alla forma del muso del pastore tedesco, quindi piuttosto profondi e capaci.

La scodella con il cibo va presentata al cane sempre alla stessa ora e lasciata a sua disposizione per mezzora e non più. Prima di tutto il cibo lasciato a lungo scoperto rischia di deteriorarsi e comunque si riempie di polvere e di germi, in secondo luogo, se lasciassimo mangiare il pastore tedesco a modo suo, gli renderemmo ancora più lunga la già lunga digestione propria della specie, con la conseguenza che, al pasto successivo il nuovo cibo andrebbe a depositarsi su quello, non ancora digerito, del pasto precedente. Se dopo mezz’ora, quaranta minuti, il cane non ha ancora finito la sua razione, portategli via la ciotola e buttate il cibo avanzato. Dopo due o tre volte il cane capirà che se non si decide a mangiare con una ragionevole fretta, rischia di vedersi sottrarre il cibo e si deciderà a non perdere tempo. Se però vedete che rifiuta di mangiare, o mangia poco, non insistete; gli animali sanno perfettamente regolarsi ed è probabile che il vostro pastore tedesco abbia bisogno di un giorno di digiuno. A questo proposito, adottate la regola di fargli saltare completamente il pasto una volta ogni 10/12 giorni, non quando è cucciolo ma dopo i 7/8 mesi.

Se vi accorgete che il cane non mangia per più giorni di fila o, comunque, mangiucchia svogliato lasciando la maggior parte della sua razione, è chiaro sintomo che qualcosa non va; portatelo perciò dal veterinario prima che la malattia che sta covando esploda magari con gravità. Una malattia presa sul nascere è sempre facilmente curabile ed evita guai peggiori. Non mettete mai le ciotole del cibo e dell’acqua vicino al luogo dove il cane sporca; non dategli mai cibi troppo freddi o troppo caldi. Se per comodità preparate la zuppa per due o tre giorni, tenetela nel frigo ma tiratela fuori in tempo per portarla a temperatura ambiente, oppure intiepiditela prima di darla al pastore tedesco.

I cibi pronti per cani costituiscono un’eccellente alternativa, purché il pastore tedesco li gradisca, ma non devono sostituire come abitudine il cibo fresco. Sono consigliabili in viaggio, in vacanza, quando si porta il cane alle mostre o per altre occasioni speciali ma come regola preferite gli alimenti freschi, al naturale. Non abituate il pastore tedesco a chiedere il cibo a tavola; vi infastidirebbe continuamente e finirebbe per non trovare più appetitosa la sua zuppa. Un cane che va mendicando il cibo attorno al tavolo, dove magari ci sono ospiti che non apprezzano affatto la sua presenza, fa pensare piuttosto male della buona educazione dei padroni di casa. Il pastore tedesco ha diritto a qualche boccone speciale e a qualche golosità, ma gli vanno dati soltanto come premio per il lavoro compiuto o per aver prontamente obbedito a un ordine. Se volete proprio viziarlo un pochino, non fatelo a tavola, ma aspettate di essere a tu per tu con lui. Non permettete ad altri, amici o estranei, di allungargli continuamente pezzetti di cibo: gli rovinereste la salute e si abituerebbe a prenderlo da tutti, compreso il boccone avvelenato che può gettargli qualche malintenzionato.

Un’ultima raccomandazione: non permettete a nessuno di sottrarre la ciotola - magari per gioco - al cane mentre mangia. L’istinto atavico potrebbe avere il sopravvento sull’amore che il pastore tedesco porta a voi e alla famiglia e spingerlo a mordere. State attenti che i bambini, che non possono ancora ben capire quello che fanno, non tentino e che non lo tormentino mentre mangia. Il cane ha diritto di mangiare senza essere seccato così come noi non vogliamo essere disturbati da lui quando siamo a tavola.

Nella tabella delle razioni voglio soltanto darvi delle indicazioni e non è detto che esse debbano essere strettamente seguite: potete variare l’orario e la mescolanza degli alimenti ma è importante che alla fine di una giornata al pastore tedesco siano state somministrate le calorie necessarie al suo sviluppo e che gli orari dei pasti siano sempre quelli fissati.

Da 2 mesi fino a 3

  • 1° pasto al mattino: una tazza di latte con l’aggiunta di un cucchiaino di acqua di calce e una fetta di pane tostato o biscotto.
  • 2° pasto a mezzogiorno: 100 grammi di carne cruda tritata di bue o di cavallo mescolata con un cucchiaino da thè di olio di fegato di merluzzo. La carne va confezionata a piccoli bocconcini che si daranno uno per volta al cucciolo, così che non ingurgiti la carne troppo velocemente.
  • 3° pasto a metà pomeriggio: un bicchiere di latte con un cucchiaino di zucchero, oppure una tazza di brodo di ossa con riso bollito.
  • 4° pasto alla sera: 100 grammi di carne cruda tritata, in una tazza di brodo d’ossa o mescolata a 50/60 grammi di riso ben cotto.
  • 5° pasto a tarda sera: (ore 22 circa) ancora una tazzina di latte per conciliare il sonno del cuccioletto.

Da 3 mesi fino a 4

  • 1° pasto al mattino: un bicchiere di latte con un cucchiaino di acqua di calce. Pane tostato o biscotti secchi.
  • 2° pasto a mezzogiorno: 150 grammi di carne cruda tritata, un cucchiaino di olio di fegato di merluzzo, 50 grammi di carote crude tritate.
  • 3° pasto a metà pomeriggio: 150 grammi di carne cruda tritata, due cucchiai di riso bollito, pane tostato o biscotti secchi, un cucchiaio di olio d’oliva.
  • 4° pasto alla sera: latte abbondante (due tazze scarse) con un po’ di zucchero e qualche biscotto secco.

Da 4 mesi a 5

  • 1° pasto al mattino: due tazze di latte, un cucchiaino di acqua di calce, qualche biscotto e un uovo crudo.
  • 2° pasto a mezzogiorno: 200 grammi di carne cruda tritata di manzo o cavallo, due cucchiai di riso bollito e verdura cotta, un po’ di pane abbrustolito.
  • 3° pasto al pomeriggio: 200 grammi di carne cruda tritata, un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo.
  • 4° pasto alla sera: due tazze di latte, un cucchiaino di acqua di calce e zucchero. Si può sostituire questo pasto con verdura cotta condita con olio d’oliva e limone.

Da 5 mesi a 6

  • 1° pasto al mattino: tre tazze di latte, un uovo con fette biscottate e zucchero. Aggiungere un cucchiaino di olio di fegato di merluzzo.
  • 2° pasto a mezzogiorno: 250 grammi di carne cruda tritata, verdure cotte, condite con un po’ d’olio di oliva.
  • 3° pasto al pomeriggio: 250 grammi di carne cruda tritata, due cucchiai di riso bollito, 100 grammi di carote crude grattugiate.
  • 4° pasto alla sera: una tazza di latte, fette biscottate, verdure cotte condite con olio d’oliva.

Da 6 mesi a 8

  • A sei mesi i pasti saranno ridotti a tre: uno al mattino, uno a mezzogiorno, l’altro alla sera.
  • 1° pasto al mattino: 350 grammi di latte, quattro o cinque biscotti secchi o tre fette di pane biscottato, un uovo.
  • 2° pasto a mezzogiorno: 300 grammi di carne cruda tritata di bue o cavallo, 150 grammi di carote grattugiate o verdura lessata, un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo.
  • 3° pasto alla sera: 300 grammi di carne cruda tritata, tre cucchiai di riso bollito, verdure cotte condite con un cucchiaio di olio d’oliva.

Da 8 mesi a 1 anno di età

  • I pasti del pastore tedesco si ridurranno ormai a due, uno al mattino e uno alla sera, completati dalla somministrazione di olio di fegato di merluzzo, con l’aggiunta di calcio per la formazione del suo scheletro e di vitamine per una crescita equilibrata.
  • 1° pasto a mezzogiorno: 500 grammi di carne a pezzetti cruda, 150/200 grammi di carote crude grattugiate, olio d’oliva.
  • 2° pasto alla sera: 500 grammi di carne cruda tritata o a pezzetti, 200 grammi di riso bollito, verdure cotte.
  • A un anno la formazione fisica del pastore tedesco è completa e si potrà quindi ridurre, ma non di troppo, l’apporto carneo.

Allevamento

L'allevamento del Pastore Tedesco

Vedere crescere sano e forte, perfettamente equilibrato nel fisico e nel carattere il cucciolo che avete scelto dopo tante perplessità è una gran bella soddisfazione e se il cane è ora un esemplare di tutto rispetto potete esserne giustamente orgogliosi. Viene quindi spontaneo il desiderio, una volta che il nostro pastore tedesco è diventato adulto, di avere da lui una discendenza, un altro cucciolo che vi dia la stessa soddisfazione, anzi maggiore perché — ormai esperti - eviterete i possibili errori compiuti per inesperienza con il padre o la madre. Bisognerà quindi pensare a trovare il partner o la partner adatti ed avere una certa conoscenza di tutto quanto precede la nascita e della nascita stessa, per scegliere il compagno più idoneo. Sarà anche necessario avere qualche nozione di fisiologia e di medicina, salvo restando il fatto che sarà il veterinario di fiducia ad assistere la cagna (perché il maschio, una volta accoppiato, ha terminato il suo compito) nei momenti di maggiore necessità.

Dove trovare il compagno adatto per un felice accoppiamento? Come essere sicuri di fare la scelta giusta? Se il nostro pastore tedesco è stato acquistato in allevamento, non ci sono problemi. Lo stesso allevatore penserà a procurare il maschio o la femmina che la sua esperienza gli fa ritenere più idonei. Se invece il cane ha un’altra provenienza cercate di conoscere un po’ a fondo l’indole e il temperamento del partner che vi viene proposto o che voi intendete proporre. Sapete ormai che non è solo l’aspetto ad essere tramandato nella discendenza, ma anche i difetti e i pregi di carattere. Perciò è bene compensare gli eventuali difetti della fattrice o dello stallone con le qualità che ad essi mancano. Per fare un esempio: a un cane dal carattere troppo sottomesso, sarebbe bene accoppiare un soggetto piuttosto aggressivo e viceversa, così come a un animale di taglia piuttosto minuta, andrebbe unito un compagno che sia magari superiore alle misure dello standard.

Fisiologia sessuale

Il maschio raggiunge la maturità sessuale verso gli otto mesi ed è in grado di procreare in qualsiasi momento dell’anno purché abbia a disposizione una femmina in calore. E meglio tuttavia aspettare che abbia raggiunto i 18 mesi prima di farlo figliare per essere sicuri di avere prodotti ben riusciti, sani e robusti. Verso i due anni - epoca ideale — procreerà una discendenza vigorosa e sana.

I testicoli sono gli organi riproduttori dello sperma e scendono dallo scroto al momento della nascita. Può accadere che uno o ambedue rimangano nella cavità del corpo e questo costituisce un grosso difetto nel pastore tedesco in quanto, essendo ereditario e trasmissibile, lo ritroveremmo quasi certamente nella discendenza.

II monocordismo (mancanza di un testicolo) e il criptocordismo sono considerati difetti di tale gravità da escludere il pastore tedesco dal titolo di campione.

Il pene del cane è conformato con un allargamento alla base, chiamato corpo cavernoso, che durante il coito aumenta considerevolmente di volume impedendo la separazione del maschio dalla femmina fino a eiaculazione avvenuta. L’eiaculazione nel cane è molto lenta: lo sperma esce a gocce ed è per questo che l’accoppiamento dura così a lungo, dalla mezz’ora in avanti. Chi tenta di separare in questo periodo di tempo il maschio dalla femmina con mezzi brutali come secchiate d’acqua o botte, si macchia di un atto barbaro che non ha scuse neppure nella crassa ignoranza di un buon numero di persone.

La femmina raggiunge la maturità sessuale al primo calore, nella norma verso i 6 mesi. Ma sarebbe un grosso errore far accoppiare la cagna così giovane. Non solo non darebbe sufficienti garanzie per la cucciolata, ma essa stessa rischierebbe di essere rovinata per il resto dei suoi giorni. Bisogna invece aspettare il secondo, meglio il terzo calore, per farla accoppiare. Il calore si ripete due volte all’anno, all’incirca ogni sei mesi e dura di norma una ventina di giorni. In questo periodo la femmina andrà sorvegliata con particolare attenzione e non lasciata mai libera altrimenti, seguendo l’istinto naturale, fuggirà alla ricerca del maschio per soddisfare la sua esigenza alla riproduzione.

L’inizio del calore ha, come prima manifestazione, un mutamento visibile di carattere nella cagna, poi la vulva, parte esterna dei genitali, comincia a perdere un liquido di colore rosa-giallastro e dall’odore molto penetrante che attira i maschi in un largo raggio. Questa secrezione varia in quantità e consistenza da una cagna all’altra. Pochi giorni dopo l’inizio della fuoriuscita del liquido la cagna comincia ad accettare il corteggiamento dei maschi pur non permettendo ancora ad alcuno di coprirla. Dal nono o decimo giorno invece, quando la secrezione vaginale è praticamente finita, e fino al quattordicesimo-quindicesimo, la femmina è pronta ad accogliere il maschio e pur manifestando certe sue personali simpatie, non farà difficoltà con nessuno che le si accosti, di qualunque razza sia.

Dopo di allora e fino alla fine del calore, continuerà ad attirare i maschi della zona ma non permetterà loro di coprirla. Se tuttavia accettasse ancora il maschio, come talvolta capita, non sarà più in grado di procreare e ciò fino al successivo calore. Quando la femmina si trova nel periodo del calore, tocca al proprietario proteggerla da unioni indesiderate, non tanto per l’animale in sé che non risentirebbe alcuna conseguenza dalla procreazione di cuccioli meticci, ma per la triste fine che rischiano di fare i «bastardini» che nasceranno. Tutti sappiamo purtroppo quante povere bestie vengono abbandonate per la strada, se non finiscono peggio, e la sorte peggiore tocca naturalmente ai bastardi che non hanno nessun valore commerciale. Per evitare inconvenienti di questo genere, cercate di tenerla isolata e chiusa in casa se non per le necessarie brevi passeggiatine che le permettano di fare un po’ di moto e di liberarsi dalle necessità fisiologiche. Ma anche in queste brevi passeggiate state molto attenti perché i maschi spuntano dal nulla e in breve può avvenire l’accoppiamento. Nei negozi specializzati sono in vendita delle mutandine igieniche che proteggono la casa dagli inconvenienti del calore. Non sono molto estetiche e probabilmente alla cagna non piacerà indossarle ma sono senz’altro pratiche. Ci sono anche in vendita dei prodotti speciali, spray alla clorofilla, che attenuano l’odore che emana la cagna in calore e che servono egregiamente a tener lontani i maschi.

La fecondazione

Quando è arrivato il momento giusto, un anno e mezzo-due per il maschio, il terzo calore per la femmina, bisognerà pensare seriamente ad accoppiare il nostro o la nostra pastore tedesco. Scelto il soggetto adatto (e raccomandiamo che alla scelta partecipi una persona esperta, meglio di ogni altra il veterinario) lasciate soli i cani in un ambiente tranquillo e limitatevi a sorvegliarli senza disturbarli. Sapranno trovare fra di loro il perfetto accordo affinché dall’ovocellula femminile e dallo spermatozoo maschile nascano nuove vite. Avvenuta la fecondazione, ha inizio la gravidanza.

La gravidanza

È il periodo che va dalla fecondazione fino alla nascita dei cuccioli, generalmente di 58–63 giorni. Contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, in questo periodo la cagna dovrà muoversi parecchio, evitando però di saltare o di fare sforzi fino al compimento del periodo. La cagna incinta deve mangiare cibo di poco volume ma in compenso molto più sostanzioso e nutriente del solito. Fate in modo che durante la gravidanza la cagna non ingrassi perché altrimenti verrebbero a crearsi problemi non indifferenti al momento del parto. Per evitare che ingrassi, bisognerà aumentare la sua razione giornaliera di carne, diminuendo eventualmente la quantità di cereali, evitando il più possibile la pasta e sostituendo, se è possibile, il riso normale con quello soffiato. Bisogna intensificare l’apporto di calcio o direttamente per mezzo di medicine adatte, oppure somministrandole alimenti che lo contengano: latte, uova, ecc. Se invece dimostra scarso o nessun appetito, fatele mangiare cibi ricchi di sostanza per non farle perdere le forze nell’imminenza del parto. Per tutto il periodo della gravidanza rimanete in contatto con il veterinario e tenetelo aggiornato degli eventuali disturbi che vedete manifestarsi nella cagna.

Nella gravidanza normale i sintomi che l’accompagnano sono realmente provocati dallo sviluppo dei feti nell’utero materno, ma si dà il caso che esista anche una gravidanza immaginaria, vale a dire che nella cagna compaiono alcuni sintomi (congestione e ispessimento della parete uterina, ingrossamento delle mammelle e perfino la secrezione lattea) ma in realtà la femmina non è gravida. In questo secondo caso il cambiamento di carattere, che pure accompagna in parte ogni gravidanza, è ancora più marcato con tendenze peggiorative. Possono esistere anche altre anomalie nello sviluppo della gravidanza ma esse sono di competenza del veterinario che saprà agire nel modo più opportuno per salvaguardare la salute della cagna e la nascita dei cuccioli.

Il parto

All’avvicinarsi della data del parto, nella cagna compaiono sintomi evidenti: le mammelle si ingrossano, si riempiono di un liquido particolare detto colostro che talvolta esce dai capezzoli e noterete che la vostra pastore tedesco cerca, seguendo l’istinto, di preparare la «tana» per i nascituri in un luogo tranquillo ed appartato. Bisogna assecondare questa scelta e quando vi accorgerete che essa ha scelto il luogo che le sembra più adatto, cercate di accontentarla preparandole la cuccia per il parto e per i cuccioli. Potete essere certi che la cagna ha scelto il posto giusto, asciutto e non troppo freddo o troppo caldo, lontano dalle correnti d’aria e da fonti di calore dirette. Se vi accorgete che ha qualche perplessità, aiutatela a sistemare la cuccia-parto dove il buon senso ve lo suggerisce, purché teniate presenti le caratteristiche di temperatura.

La soluzione più semplice è costituita da una cassetta abbastanza ampia da contenere madre e cuccioli senza il pericolo che la fattrice, nel muoversi, abbia a schiacciare i piccoli. Sarà cintata da un bordo basso così che la madre possa facilmente sortirne ma che impedisca ai cuccioli di rotolare fuori o di tentare le prime, premature evasioni. Coprite il fondo della cassetta di una vecchia coperta sulla quale stenderete abbondanti giornali. Questi andranno cambiati con molta frequenza. Accanto alla cassetta preparate in tempo tutto quello che può occorrere durante il parto: stracci morbidi per asciugare i cuccioli, carta di giornale, fazzoletti di carta, vaselina, sapone neutro, guanti di gomma, un paio di piccole forbici sterilizzate per recidere, se sarà necessario, il cordone ombelicale, un termometro, la bilancia per pesare i cuccioli e, se credete, carta e matita per annotare tutto quello che pensate possa essere utile agli effetti dei cuccioli.

Vi accorgerete che il giorno del parto si avvicina perché la cagna perderà quasi completamente l’appetito e comincerà a stracciare con i denti tutta la carta e gli stracci che trova in giro portandoli nel luogo dove è sistemata la cuccia 12 ore circa prima del parto la temperatura scende in modo notevole e questo è indice sicuro che le doglie stanno per iniziare. Spesso si vede che la cagna dà sintomi di ansietà e manifesta chiaramente il dolore delle contrazioni con dei movimenti disarmonici e irregolari. Il parto entra quindi nella fase espulsiva. Le contrazioni dell’utero, insieme a quelle dei muscoli, provocano la fuoriuscita dei cuccioli, uno alla volta, ciascuno avvolto nella sua placenta. La cagna strapperà con i denti il cordone ombelicale ma se per una qualsiasi

ragione non è in grado di farlo, dovete intervenire e tagliarlo con le forbici, dopo averlo legato. Se non ve la sentite di farlo personalmente, mettetevi d’accordo in tempo con il veterinario perché venga ad assistere al parto.

Ad ogni cucciolo che nasce, la madre strappa con i denti la placenta e la inghiotte, ma anche in questo caso capita talvolta che la fattrice non abbia più la forza di farlo. Bisogna allora che laceriate voi l’involucro, al più presto e delicatamente, altrimenti il neonato morirà d’asfissia. Fra l’espulsione di un feto e l’altro intercorre di solito un intervallo di circa un quarto d’ora, ma non è una regola fissa. Tuttavia se vi accorgete che la stasi si prolunga troppo, non aspettate a chiamare il veterinario; così pure se notate che qualche cosa non va per il verso giusto. In questi casi un intervento tempestivo può salvare madre e cuccioli. Da quanto abbiamo detto è ovvio che la cagna deve essere assistita durante il parto; non solo ma la presenza del padrone la tranquillizza e l’aiuta a superare i periodi critici. Deve essere però una presenza discreta e tranquillizzante perché se chi le sta vicino è nervoso o spaventato, la fattrice lo percepirà immediatamente diventando a sua volta nervosa e spaventata. Se vedete che la cagna è esausta, aiutatela con qualche sorso di caffè forte o con un goccio di cognac, oppure — se il veterinario ve l’ha consigliato - con un tonico cardiaco.

Prime cure ai cuccioli

Quanti cuccioli può avere in media una cagna pastore tedesco? In genere da sei ad otto cuccioli ma vi sono state cucciolate assai più numerose e, spesso, più esigue. Le prime cure ai cuccioli appena nati saranno quelle materne. La cagna dopo aver liberato il cucciolo dagli involucri fetali, lo ripulisce leccandolo in tutto il corpo, in particolare sul ventre per stimolare le funzioni intestinali. Potete aiutarla asciugando poi con uno straccio morbido il cuccioletto, trasportandolo subito dopo in un’altra cassetta più piccola, ben foderata di panni caldi, dove avrete collocato, ben coperta, una boule di gomma piena di acqua calda. Servirà a tenere al caldo i neonati finché la madre è ancora impegnata nel parto. Quando questo sarà terminato, bisogna cambiare con materiale pulito il fondo della cassetta, ripulire i genitali della madre con una soluzione di acido borico al 3% e poi rimettere tutti i cuccioli nella cassetta grande insieme alla madre.

Se i cuccioli sono troppi e vi rendete conto che la madre non riuscirà ad allattarli, bisogna eliminare i più deboli. Adoperate in questa circostanza un sistema indolore, applicando sul musetto del cucciolo un tampone di ovatta ben imbevuto di cloroformio. Il cuccioletto passerà dal sonno alla morte senza accorgersene e senza soffrire. Naturalmente se è possibile salvate tutti i cuccioli, decidendo magari di ricorrere subito a una «balia» perché l’allevamento artificiale non è praticabile dai primissimi giorni o, per lo meno, dà pochissime garanzie di sopravvivenza.

L’allattamento

Come per gli esseri umani, il latte materno è, anche per i cuccioli di cane il migliore e il più adatto alle loro necessità. Una cagna sana è in grado di allattare otto cuccioli e più, naturalmente se la si sostiene con una alimentazione adatta. Aumentando la carne alla madre, si aumenta il latte per i cuccioli che, avendo la possibilità di succhiare tutti in ugual misura alle mammelle materne, cresceranno sani e provvisti di quegli anticorpi che li proteggeranno dalle malattie più pericolose nei primi mesi di vita.

Osservate attentamente la suzione dei cuccioli; succede facilmente che i più forti e i più prepotenti impediscano ai più deboli e ai meno intraprendenti di avvicinarsi ai capezzoli materni; provvedete voi ad avvicinare questi alle mammelle della madre ad ogni poppata facendo in modo che tutti i cuccioli ricevano la stessa quantità di latte.

Quando il latte della madre è scarso, cercate di provvedervi dell’aiuto di un’altra cagna, anche bastarda, che abbia appena partorito e che, per una qualsiasi ragione, abbia uno solo o due cuccioli o che, magari, ne sia rimasta priva per eliminazione o per altri motivi. Se proprio non è possibile ricorrere a questa sostituta, provate l’allattamento misto che consiste nell’alternare le poppate della madre con latte di altra specie di animale o con quello in polvere per cani che si trova in commercio. Non decidete da soli ma attenetevi alle prescrizioni veterinarie. Ricordate che il latte di cagna è più ricco di quello di mucca e pertanto, anche nell’alimentazione futura, dovrà essere opportunamente integrato come abbiamo detto nel paragrafo sull’alimentazione. Alla cagna che allatta vanno somministrati vitamine e sali minerali per reintegrare quelli che perde.

Lo svezzamento del cucciolo

Lo svezzamento consiste nella progressiva e totale sostituzione del latte materno con cibi di altra origine. È un momento delicato nella vita del cucciolo e pertanto va messo in atto per gradi, dando il tempo al giovane di abituarsi a sostanze alimentari tanto diverse da quella con cui è stato allevato. La prima cosa che il cucciolo assaggerà al compimento del suo primo mese di vita, sarà la carne cruda tritata. C’è da credere che non farà molte difficoltà a gradirla, in quanto la sua originaria natura era quella di animale carnivoro. Non superate però i 50/80 grammi al massimo per giorno perché è bene che continui a nutrirsi, fin quando è possibile, anche del prezioso latte materno.

Poco alla volta il cucciolo si staccherà dall’alimentazione materna e arriverà un giorno che rifiuterà forse spontaneamente la poppata. Del resto se non lo fa lui, sarà la madre ad allontanarlo poco per volta perché i dentini del cucciolo la graffieranno dolorosamente. Quando è possibile, si prolunghi l’allattamento materno fino a due mesi, integrandolo però con prodotti utili e nutrienti, secondo le disposizioni del veterinario.

Vaccinazioni e sverminazione dei cuccioli

Quando il cucciolo compie due mesi se non l’avete prelevato da un allevamento già sverminato e vaccinato, dovete provvedere a queste necessità. La prima cosa da fare sarà di accertarsi del perfetto stato di salute del cucciolo e poi procedere alla somministrazione di un vermifugo. Liberato dai vermi e se il cane risulta in buona salute (e questo solo il veterinario lo può appurare) procedete a fargli somministrare le vaccinazioni indispensabili per salvare la vita del cane nel suo primo periodo di vita. I vaccini attuali contro le malattie infettive del cane danno in genere una immunità del 95% se si completano però, dopo due o tre settimane, con inoculazione di una dose di solo vaccino contro la leptospirosi.

Il vaccino è trivalente: contro l’epatite contagiosa il cimurro e la leptospirosi. Per la vaccinazione contro la rabbia, ora obbligatoria anche in Italia e indispensabile se il cane deve varcare la frontiera, bisogna aspettare che il cane abbia compiuto almeno i tre mesi di età e si attua con la cosiddetta profilassi indiretta pre-contagio e pre-infezionale, usando il vaccino avianizzato. In quanto alle sverminazioni possono essere in seguito ripetute perché è facile che il cane, anche da adulto, possa essere infestato da vari parassiti intestinali. Per stabilire però la reale presenza di questi parassiti è tuttavia necessario ricorrere all’esame delle feci e non fidarsi dei consigli dei soliti bene informati. Un vermifugo dato senza ragione, o non adatto al tipo specifico di parassiti di cui soffre il cane, è senz’altro dannoso o, nei migliore dei casi, non serve a liberare l’animale ma disturba le sue funzioni intestinali.

A proposito di vermi, gli allevatori esperti — e molti veterinari sono d’accordo — sostengono che i cuccioli di pastore tedesco che già verso i due mesi tengono le orecchie diritte, sono affetti da verminosi. Se vi rendete conto che anche il vostro cucciolino ha questa tendenza, portatelo subito dal veterinario e fategli esaminare le feci. La presenza massiccia di parassiti all’interno del corpo del cane, provoca parecchi disturbi, talvolta così gravi da portare l’animale alla morte.

Nella norma, il pastore tedesco comincia a tenere le orecchie diritte dai cinque agli otto mesi a seconda del soggetto, qualche volta prima o dopo tale periodo. Se arrivato all’anno il portamento delle orecchie non sarà corretto, significa che è difettato dalla nascita e non illudetevi di poter ovviare all’inconveniente con mezzi empirici che ottengono quasi sempre il risultato di accentuare il difetto. Tenetevi il cane con le orecchie magari un po’ a sventola; non sarà bellissimo e non potrà diventare campione, ma voi volevate un bell’oggetto da mostra o un animale che vi amasse e vi difendesse con intelligenza e coraggio?

Gli esercizi di base

Qualsiasi cane, di grande e piccola taglia, va educato, proprio come si educano i bambini, a vivere civilmente nella società di cui fa parte. Nessuna educazione è possibile se non si comincia ad insegnarla al cane fin da quando è cucciolo, e abbiamo visto quali sono i metodi da seguire per inculcargli i primi insegnamenti. Ma quando avrà imparato a sporcare nel luogo giusto, a rispettare gli orari di riposo dei familiari, a non distruggere quanto capita a tiro dei suoi dentini aguzzi, bisognerà che impari anche ad avere un comportamento corretto fuori casa, in mezzo alla gente.

Dovrà imparare a camminare in mezzo alla confusione senza tirare il guinzaglio e senza «strappare» ma soprattutto a obbedire sempre, in ogni circostanza, al padrone. Fra le doti di carattere che si richiedono al pastore tedesco, la docilità è della massima importanza, perché consente una completa utilizzazione del cane che lo rende felice di obbedire al padrone e di eseguire i suoi ordini non per paura ma per affetto. Un cane docile ma non tanto da obbedire a qualsiasi persona, è quello che si addestra con più facilità e che si adatta senza fatica alle situazioni. Non sarà quindi difficile insegnare al nostro cane gli esercizi indispensabili che costituiranno la base del futuro addestramento. Non manchi mai, da parte del proprietario, l’osservazione attenta di come reagisce il cane perché sulla conoscenza del suo carattere deve fondarsi ogni insegnamento.

Il cucciolo sta diventando adulto. Quella morbida bestiolina è ormai anche nell’aspetto un pastore tedesco e bisogna pensare all’addestramento, per lo meno a quella parte di addestramento che è utile e necessaria perché il cane si senta inserito perfettamente nel contesto sociale. Del resto l’addestramento, soprattutto nella prima fase, non è una pratica a sé, ma il proseguimento dell’educazione impartita al cucciolo, cioè quella serie di esercizi che sono la base della tecnica di addestramento e che vanno sotto il nome di «esercizi di obbedienza» e «condotta al guinzaglio». Occupiamoci per prima cosa di quest’ultima.

La condotta al guinzaglio

È una pratica necessaria nella vita di ogni giorno quando portiamo il cane a passeggio. Le norme di polizia vietano nelle città di lasciare il cane libero se non munito di museruola e anche in questo caso gli eventuali incidenti contro terzi e la possibilità di finire sotto un’auto ricadono unicamente sulla responsabilità del proprietario.

L’obiettivo finale dell’esercizio è quello di insegnare al pastore tedesco a camminare al nostro fianco, all’altezza della gamba sinistra del conduttore, senza tirare sul guinzaglio né fare arbitrarie deviazioni. Già il cucciolo è stato abituato a camminare per strada al guinzaglio senza «strappare» troppo e l’esercizio non è quindi particolarmente difficile. Lo diventa se nessuno ha insegnato al cane piccolo i primi rudimenti e in questo caso sarà cosa ardua fargli capire quello che vogliamo da lui. Comunque la condotta al guinzaglio come intendono le Prove di Lavoro, non andrà insegnata al cane prima che abbia compiuto 7/8 mesi. Fino a quel momento il cucciolo tenderà a tirare, un po’ per gioco un po’ per la voglia prepotente di correre. A dieci mesi però il pastore tedesco deve aver perfettamente appreso l’esercizio tanto che si potrà cominciare a lasciarlo libero, quando è possibile, in modo che cammini al nostro fianco senza coercizioni.

Come tutti gli esercizi richiede all’istruttore tempo e pazienza, ma cerchiamo di ricordare che - ancora ieri - il cucciolo, quando arrivava in strada, si sedeva talvolta in mezzo al via vai della gente e la paura era tale che non c’era modo di smuoverlo se non ricorrendo alle blandizie e ai ghiotti bocconcini. Anche il cucciolone talvolta fa i capricci come i bambini ma guai all’istruttore che lo riprende con durezza o lo picchia. Tale atteggiamento metterà il pastore tedesco in stato confusionale e la paura di altre botte o di altre sgridate bloccherà i suoi movimenti.

Accadrà più di una volta che il cane manifesti la sua precisa volontà di andare in una direzione diversa da quella scelta dal padrone e quindi opporrà resistenza all’ordine; neppure in questo caso bisogna minacciarlo o aggredirlo ma cercare di convincerlo con le buone, offrendogli magari il solito bocconcino che fa sempre «miracoli» o anche, se non si è in un luogo di grande traffico, abbandonandolo dove si trova e voltandogli decisamente le spalle. Nove volte su dieci il cane, vista la decisione del conduttore, lo seguirà.

Ecco come si svolge l’esercizio. Si comincia con il cane alla sinistra e usando un guinzaglio di circa un metro e mezzo. Le prime volte si può ricorrere al collare a strangolo, ma non è sempre necessario.

Procedete diritti, tenendo il cane a sinistra, lasciando che vi sorpassi, e a questo punto eseguite improvvisamente un dietro-front dando una leggera strattonata al guinzaglio. Al momento in cui vi girate, il guinzaglio si tende e il pastore tedesco si sentirà trascinato all’indietro; allora si volterà e vi raggiungerà, ma tenderà a superare ancora l’accompagnatore tirando il guinzaglio in direzione contraria. Ripetete i dietrofront per alcune volte finché il cane comincerà a rallentare al momento in cui voltate per evitare la strattonata. Poi camminate procedendo ad angoli retti. Svoltando subito a sinistra il cane verrà a trovarsi in mezzo ai piedi: tirate indietro con uno strappo sul guinzaglio e svoltate. Se il cane vi ha sopravanzato di poco, aiutandovi con il ginocchio, destro o sinistro a seconda del passo, spostatelo indietro dando contemporaneamente una leggera strattonata al guinzaglio mentre voi svoltate a sinistra. Se invece svoltate a destra, il cane si troverà indietro e in questo caso bisognerà effettuare - sempre agendo sul guinzaglio - una sollecitazione in avanti. Il cane vi raggiungerà, vi sorpasserà e allora voi eseguirete un altro dietro-front.

Bisognerà insistere a lungo, ogni giorno nell’insegnamento, ma maneggiando il guinzaglio nel modo giusto, trattenendo il pastore tedesco quando cammina in avanti, sollecitandolo quando rimane indietro, il cane imparerà a starvi vicino perché capirà che ogni volta che vi supera voi svolterete a sinistra o a destra o farete dietro-front; farà attenzione quindi a controllare il vostro cambio di direzione.

Ogni volta che il pastore tedesco deve portarsi vicino a voi, dategli l’ordine «vicino». Quando il cane obbedisce prontamente, lodatelo e accarezzatelo.

Gli esercizi di obbedienza

Addestrare il proprio cane può diventare un compito entusiasmante se tra lui e il padrone si è instaurata una perfetta sintonia. Il rapporto tra due esseri così diversi si realizza perfettamente se l’uomo si ricorda del rispetto che deve all’animale. Quest’ultimo, da parte sua, lavorerà con gioia se capisce la soddisfazione del padrone e se quest’ultimo si comporta con rispetto e comprensione.

Gli «esercizi di obbedienza» propriamente detti sono il «richiamo», il «seduto» e l’«a terra», che costituiscono la seconda fase dell’obbedienza essendo la prima quella che già il cane ha appreso da cucciolo cominciando a capire che ha un «capo» al quale deve obbedire, che non tutte le cose gli sono permesse, associando gesti e voce a determinate azioni. Nell’iniziare l’insegnamento di questi esercizi basilari, ricordate ancora una volta che poco o niente otterrete con le minacce e le botte. L’addestramento di qualunque genere, ha bisogno di pazienza, fermezza, dolcezza.

Chi è per carattere instabile, nervoso, impaziente non cominci neppure l’addestramento; otterrebbe solo di confondere il pastore tedesco. Chi è lunatico, lasci ad altri questo incarico: il cane non può capire i cambiamenti di umore e gli atteggiamenti incoerenti. Non si prolunghi mai l’esercizio se il pastore tedesco è chiaramente stanco e non si insista se, un certo giorno, l’allievo si dimostra nervoso. Anche il cane, come noi, può avere una giornata «no».

L’inflessione della voce è di estrema importanza. Gli ordini vanno dati con energia ma senza nervosismo. Urlare non serve ad altro che a frastornare il cane, così come i gesti di minaccia: il gesto ha solo la funzione di accompagnare l’ordine per renderlo più comprensibile al cane. E ricordatevi di associare sempre all’ordine il nome con il quale il cane è abituato a sentirsi chiamare.

Un ultimo consiglio: all’inizio addestrate il pastore tedesco in un luogo aperto ma tranquillo, lontano dalla confusione delle vie cittadine e non permettete mai ad alcuno di interferire nella lezione. Meglio ancora, cercate di essere soli con il cane perché la vostra e la sua attenzione non vengano distolte.

Il richiamo. È il più semplice degli esercizi. Lasciate libero il pastore tedesco in un luogo ove non ci siano pericoli, permettetegli di allontanarsi e provate a farlo tornare vicino a voi, usando come comando la parola «vicino» oppure «vieni» o «qui» (l’importante è che, una volta deciso, il comando non venga più cambiato) ricordandovi di farla sempre precedere dal nome.

Se il pastore tedesco è stato abituato fin dall’inizio ad accorrere quando sente il suo nome, è probabile che si avvicini spontaneamente: ma succederà anche che faccia finta di non capire o, se distratto da qualcosa che gli interessa particolarmente, non vi oda neppure. Voltategli allora decisamente le spalle allontanandovi da lui. Probabilmente il pastore tedesco vi seguirà mentre se siete voi ad avvicinarvi tenderà ad allontanarsi nuovamente. Bisogna provare e riprovare senza stancarsi ma se proprio il cane si dimostrasse testardo è necessario ricorrere a un sistema più efficace. Legate una fune di circa dieci metri al collare del cane e tenete l’altro capo in mano, poi lasciate che si allontani per quel tanto che lo permette la corda, e prima che la corda sia tesa, richiamatelo con la parola stabilita, preceduta dal suo nome. Se il cane non vi dà retta, tirate la fune leggermente continuando a pronunciare il suo nome e appena vi sarà vicino lodatelo, accarezzatelo, fategli capire che siete molto contenti di lui e premiatelo magari con un bocconcino di quelli dei quali è goloso. In poco tempo imparerà ad accorrere al richiamo e potrete eliminare la fune.

E molto comodo avere un cane che accorre subito al richiamo. Questo ci permette di lasciarlo libero dandogli così la possibilità di muoversi a suo agio e libera noi dall’affannosa preoccupazione di farlo muovere ma tenendolo al guinzaglio.

Seduto, seduto libero. Potrebbe sembrare inutile far apprendere al cane qualcosa che fa naturalmente, ma l’esercizio «seduto» insegna al cane a sedersi su ordine del padrone. È una pratica utile perché mette il pastore tedesco in attenzione all’inizio dell’esercizio e lo esercita all’obbedienza. Tenete saldo il collare con la mano sinistra sul moschettone e con la destra premete la groppa ripetendo «seduto». Oppure collocatevi di fronte al cane prendendogli il mento con la mano sinistra e alzandoglielo fate contemporaneamente pressione con la destra sulla groppa. E probabile che le prime volte il cane resisterà alla pressione cercando di mantenersi eretto, ma dopo vari tentativi capirà quello che gli chiede il padrone e ubbidirà mettendosi nella posizione a lui ben conosciuta. L’esercizio non presenta difficoltà perché si giova di una delle posizioni naturali del cane; importante però ricordarsi che il pastore tedesco deve sentirsi gratificato per il suo sforzo, soprattutto mentale, di interpretare l’ordine. Quindi quando lo eseguirà con prontezza e senza l’aiuto della pressione esercitata dalle mani dell’istruttore andrà lodato, accarezzato affettuosamente così che capisca come il suo sforzo abbia soddisfatto il padrone.

Se gli teniamo il mento alzato gli insegniamo anche a stare da seduto in atteggiamento eretto, che è quello corretto.

Quando il pastore tedesco avrà assimilato l’ordine, passate al «seduto libero». Mettetelo in posizione seduto e girate intorno al cane, libero da guinzaglio, ripetendoli «Seduto, resta». Allargate sempre di più i giri pretendendo che il cane non si muova, se ciò avviene, bisogna riprendere da capo l’esercizio.

Finalmente quando il pastore tedesco avrà imparato a stare immobile, vi allontanerete maggiormente da lui poi vi metterete con il viso rivolto al cane seduto, a gambe divaricate e con le braccia incrocia sul petto, chiamandolo a voi con l’ordine «qui» preceduto dal nome. Non appena il pastore tedesco vi raggiunge, ordinategli «seduto» davanti a voi. L’esercizio è concluso e il cane merita le vostre lodi.

A terra - A terra libero. Degli esercizi di obbedienza è quello più difficile da insegnare, soprattutto perché richiede all’addestratore maggiore disponibilità di tempo. Fate mettere il pastore tedesco in posizione di «seduto» poi esercitate una leggera pressione sul collare e contemporaneamente allungate in avanti le due zampe anteriori del cane in modo che assuma la caratteristica posizione «a sfinge» mentre e ordinerete «a terra». Fino a questo momento non ci saranno difficoltà e il pastore tedesco eseguirà rapidamente l’esercizio in quanto questa posizione di riposo gli è naturale. Si tratta ora di insegnargli il «terra libero», in pratica convincerlo a rimanere a terra fermo mentre l’istruttore si allontana. Se, come probabile, tenderà ad alzarsi e a seguirvi l’ordine «a terra resta». Ottenuto che il cane non si muova allontanatevi di qualche metro da lui e chiamatelo’ per nome ordinandogli «vicino»; quando il cane vi avrà raggiunto, lodatelo e premiatelo.

Gli esercizi di obbedienza in sé, come abbiamo visto, sono molto facili ma non per questo possiamo pretendere che il cane li esegua al primo tentativo e che in un giorno o due obbedisca perfettamente. Spesso i nostri ordini appaiono al cane perlomeno strani, se non incomprensibili, e bisogna dargli il tempo di capire che non si tratta più di un gioco ma di un lavoro che dev’essere portato a termine. Se il pastore tedesco appare distratto e vi accorgete che quel giorno non obbedisce, siate comprensivi e lasciatelo a riposo. Può darsi che non sia in perfetta forma o che qualcosa l’abbia disturbato; il giorno dopo lavorerà molto meglio, quasi per farsi perdonare.

Comunque tenete presente la regola base che, prima di cominciare un nuovo esercizio, bisogna che il cane sia completamente padrone del precedente. Abbandonare l’insegnamento a metà strada per passare a qualcosa di nuovo è assolutamente controproducente: genera confusione e ansietà nel cane che, di conseguenza non renderà nel lavoro vanificando i vostri sforzi precedenti.

Non siate impazienti; l’impazienza del padrone e il troppo insistere su un dato esercizio rendono nervoso il cane che può rifiutarsi di lavorare, mentre concedendogli una certa autonomia di decisione spesso si sente spinto a eseguire spontaneamente quanto gli si chiede.

Non punite il pastore tedesco se non capisce subito l’ordine, assolutamente non battetelo. Ripetiamo ancora una volta che il cane che obbedisce per paura è un animale frustrato, poco utile all’uomo e infelice. Lasciate che sia l’affetto a spingerlo a lavorare e concedetegli tutta la vostra comprensione accettando con benevolenza anche certe sue lacune, così come esso è disposto ad accettare voi così come

Gli esercizi devono essere impartiti a ore fisse e con una durata stabilita. Meglio ripartirli in due o tre volte durante la giornata piuttosto che far lavorare il cane a lungo una sola volta al giorno. La ripetizione degli stessi movimenti per un periodo di tempo che si protrae, stancherebbe cane e padrone e su sa che la noia non giova all’apprendimento di nessuna disciplina. La cosa migliore è di fare lavorare il pastore tedesco prima dei pasti, così che sia agile e scattante e il cibo stesso gli appaia come il giusto premio alla sua fatica.

La «lezione» non deve mai superare la media di mezz’ora soprattutto se si condensa in una sola volta. Frazionandola si può arrivare a 15/20 minuti ogni volta, ma è l’addestratore che deve capire quando e possibile protrarre il lavoro o è meglio accorciare i tempi. L’importante che le ore destinate alle lezioni non subiscano mutamenti.

L’addestramento

L'addestramento del pastore tedesco

Il pastore tedesco si è rivelato un eccellente cane da compagnia, affettuoso e disponibile anche alla vita in un appartamento di città, ma le sue qualità specifiche ne fanno il cane da guardia e da difesa per antonomasia. Non metterle a frutto concedendo al cane la possibilità di esplicarle non giova certamente al suo temperamento di cane «attivo» che ha bisogno di moto e lavoro per esprimersi compiutamente.

Possiamo indirizzare l’addestramento in due direzioni. Chi vuole preparare il proprio pastore tedesco alle esposizioni di campionato, vale a dire fargli percorrere una carriera sportiva che gli faccia raggiungere i più alti riconoscimenti nella cinofilia ufficiale, deve insegnare al cane tutti gli esercizi che il regolamento Prove di Lavoro, impone ai soggetti che intendono partecipare a esposizioni e mostre. Questo addestramento, lungo e minuzioso, dev’essere impartito da persona esperta che conosca perfettamente e i regolamenti e il relativo svolgimento delle Prove e che abbia l’esperienza necessaria per ottenere dal cane il massimo della rispondenza. Quindi, salvo casi particolari, sarà meglio affidare questo tipo di addestramento a un capace professionista.

Si può però benissimo addestrare di persona il proprio cane insegnandogli quegli esercizi che, al di la di quelli di obbedienza, riteniamo utili e necessari nella situazione in cui viviamo. Con il pastore tedesco adestramente risulta particolarmente facile anche perché non sarà necessario pretendere dal cane la perfezione degli atteggiamenti e l’assoluta eleganza e. movimenti che si richiede al cane da ring, basterà che assimili profondamente l’ordine associandolo senza indugio all’azione da compiere adempiendo al suo dovere di difesa e di vigilanza nei confronti del padrone, della sua famiglia, dei suoi beni.

Addestrare il proprio cane può essere entusiasmante e comunque è la pratica migliore per creare quel rapporto di perfetta sintonia che rende I animale il migliore e più valido compagno dell’uomo. Per ottenere questo è necessario che il padrone voglia, fin dall’inizio, fare del proprio cane qualcosa di più di un oggetto vivente e che sappia impartirgli un istruzione sistematica. Del resto è evidente che il miglior addestratore del cane è il padrone poiché ne conosce le virtù e i limiti. Un insegnamento male impostato può trasformare un eccellente soggetto da guardia, come il pastore tedesco, in un cane pavido, talmente sottomesso da non saper distinguere fra amici e nemici, leccando la mano agli uni e agli altri. E’ pero importante che già da quando il cane è cucciolo, il proprietario osservi attentamente il suo comportamento così potrà capire se si tratta di un soggetto docile o ribelle, attivo o pigro, soprattutto se ha temperamento equilibrato o meno. E necessario quindi che il futuro istruttore svolga un vero e proprio studio caratteriologico dell’animale e chi può farlo meglio del padrone con il quale il cane convive? Solo quando saranno chiare le capacità del pastore tedesco - osservazione, attenzione, dinamismo, equilibrio nervoso - si potranno pianificare i criteri da seguire nel processo di educazione e di addestramento.

Il miglior istruttore è colui che tenendo conto delle caratteristiche dell’allievo adatta gli esercizi da svolgere al suo particolare temperamento. Ci sarà quindi un cane più lento ad apprendere di un altro che, in compenso, ricorderà indelebilmente ogni insegnamento, quello che non riesce in certe prove ma si dimostra abilissimo in altre. Non si tratta di maggiore o minore intelligenza (nessun cane è «più intelligente» di un altro, per lo meno giudicando l’intelligenza sul metro umano, come abbiamo già detto) ma di particolarità da attribuirsi alle caratteristiche di ciascun esemplare. Se l’istruttore ne tiene conto, gli eviteranno insuccessi e perdita di tempo.

Il pastore tedesco è potenzialmente un buon guardiano e come ogni cane ha innato l’istinto della difesa soprattutto nei riguardi dei bambini. L’addestramento ha lo scopo di sviluppare queste capacità, finalizzandole a beneficio del cane stesso e del padrone. È una precisa responsabilità del proprietario che gli impulsi e la potenza propri di questa razza vengano incanalati attraverso l’addestramento fino a raggiungere la completa efficienza di un cane da guardia e da difesa. Prima di passare alla descrizione degli esercizi che consideriamo indispensabili a tal fine, vorremmo sintetizzare le regole di base alle quali deve attenersi l’addestratore. L’affetto fra istruttore e cane sono il supporto indispensabile per svolgere un addestramento efficace. Affetto vuol anche dire buon umore, pazienza, comprensione da parte di chi deve insegnare. Le grida, le minacce, il dispotismo e in particolare le punizioni corporali sono assolutamente da bandire. Chi crede di ottenere qualcosa con questi mezzi è un pessimo educatore e farebbe bene a rinunciare ad addestrare il proprio cane per non farlo diventare un essere infelice solo desideroso di allontanarsi dai lui. Quindi l’addestramento non dovrà essere un obbligo crudele per l’animale, ma una pratica piacevole che soddisfa il padrone e rende attiva la vita del pastore tedesco.

Si scelgano luoghi deserti e possibilmente piacevoli, giornale non troppo calde né troppo fredde e si faccia sempre in modo che il cane sia felice di lavorare e che non è difficile se ha accanto un padrone amato e rispettato. Il cane si sforza di capire ma per lui è una grossa fatica mentale penetrare le ragiono che spingono un essere umano; cerca tuttavia di obbedire per compiacere il proprio padrone, per essere più amato e meglio trattato. Perciò ogni volta che dimostra cani re e fa ogni sforzo per accontentare I istruttore, le lodi dovranno essere affettuose, calorose e senza riserve. Quando l’esercizio è particolarmente difficile, lo si premi con un bocconcino speciale. Gli ordini dovranno essere dati con voce ferma ma senza grida. Le parole adoperate dovranno essere incisive, brevi e mai cambiate.

Il cane non può capire i nostri discorsi ma associa a un suono, al tono della voce, le azioni da compiere. Si evitino quindi le lunghe frasi e si condensi il discorso in una sola parola, sempre preceduta dal suo nome. Il tempo di durata di un esercizio non deve superare i 15/20 minuti; se ci si accorge che il cane è stanco, lo si accorci non prima però che l’esercizio in corso sia terminato.

Se il cane dimostra un giorno di non essere in forma, si rimandi al giorno dopo la lezione. Addestrare un cane è anche una prova di intelligenza da parte del padrone e sta quindi a lui capire quando l’animale non è in grado di lavorare. Forzare con grida, minacce, colpi e quanto di meno intelligente si possa fare. Sottolineiamo ancora una volta che il pastore tedesco non impara per mezzo della sottomissione e dell’umiliazione. Va ripreso e castigato se si comporta male, ma il castigo non deve mai essere violenza.

Il cane è un animale abitudinario perciò è meglio che gli esercizi non vengano mai ripetuti con lo stesso ordine; per la stessa ragione è importante la regolarità vale a dire che l’addestramento deve svolgersi fissando dei tempi che dovranno essere rispettati. Questa regolarità faciliterà la disposizione dell’animale che si aspetterà, a quella data ora, di cominciare a «lavorare» allo stesso modo di come aspetta il cibo e la passeggiata a un’ora sempre uguale.

Gli esercizi dovrebbero essere svolti prima del pasto così che il cane si muova più leggero e associ il cibo al premio per il lavoro bene svolto.

Prima di cominciare la lezione il cane va lasciato libero di correre e di giocare almeno per cinque minuti: questo servirà non solo per permettergli di soddisfare i bisogni fisiologici, ma anche a riscaldargli i muscoli.

All’inizio e alla fine bisogna esaminare attentamente i piedi del pastore tedesco per vedere se fra le dita si sia infilato qualche sassolino o altro e se i plantari non presentano ferite o abrasioni.

Meglio non ripetere tutti i giorni i medesimi esercizi ma alternarli per evitare che il pastore tedesco arrivi a detestarli o a ripeterli meccanicamente. E infine, ricordatevi che il pastore tedesco è un animale dotato di forte «personalità» che pretende di essere trattato con rispetto: quindi evitate di fare eseguire al cane gli esercizi davanti ad altre persone per vanità o per dimostrare la bravura dell’animale. Non permettete mai a nessuno, nemmeno ai familiari, di interferire nell’esercizio o di dare gli ordini per gioco.

Passiamo ora a descrivere brevemente gli esercizi che riteniamo siano necessari per l’utilizzo “famigliare” del pastore tedesco. Questo gruppo fa parte di quelli richiesti nelle Prove di Lavoro per concorrere ai campionati.

Fermarsi all’”alt

Questo insegnamento è molto importante perché porterà il cane a fermarsi immediatamente quando il padrone lo ordina, il che permette fra l’altro di lasciarlo libero, anche in città, essendo sempre perfettamente controllato evitando il pericolo che attraversi la strada rischiando l’investimento e bloccandolo quando dimostra l’intenzione di azzuffarsi con un altro cane. Il cane deve prestare molta attenzione in questo esercizio; bisogna quindi portarlo in un posto tranquillo.

Mettete il pastore tedesco alla vostra sinistra e cominciate la marcia con il cane libero al fianco, fate una breve passeggiata e ordinate “seduto”. Riprendete a camminare ordinando «al fianco», ripetendo l’esercizio finché vedete che il cane è concentrato. Lasciatelo seduto, mettetevi di fronte a lui, distante qualche passo e dategli l’ordine «qui» indicando con l’indice della mano destra un punto per terra al fianco della vostra gamba sinistra. Se il cane non capisce, chiamatelo per nome continuando pero a indicare il punto a terra, e aggiungendo l’ordine «qui». Nel momento in cui il pastore tedesco comincia a muoversi ordinategli l’alt alzando contemporaneamente la mano destra con il palmo della mano ben visibile all’animale. Muovete il braccio con decisione perché il cane capisca la differenza con il gesto che indica il punto a terra. E’ possibile che il cane non sappia interpretare il nuovo gesto e, disorientato, cambi direzione o retroceda. Bisogna allora ricominciare da capo l’esercizio ma avvicinandosi di più al cane in modo da poterlo fermare con la mano. Gli si ordina di nuovo il «qui» e quando si muove l’«alt», avvicinando la mano al muso e costringendolo così a fermarsi.

Dopo le prime prove il pastore tedesco avrà compreso il significato del gesto ed eseguirà; dovrete aumentare allora la distanza dal cane e ripetere la sequenza. Quando vi rendete conto che l’allievo ha perfettamente assimilato l’addestramento potrete ripetere l’esercizio cominciando anche con il cane eretto o in altra posizione ma pretendendo che si fermi all’«alt». In seguito, sopprimete i gesti delle mani così che il cane associ il suono che ha già assimilato con l’ordine a cui deve obbedire e approfittate di ogni occasione per lasciare libero il cane ripetendogli l’«alt» e controllando che il cane si fermi immediatamente all’ordine.

Comportamento verso estranei inoffensivi

Il pastore tedesco è, per indole, di temperamento diffidente verso gli estranei ma se non lo si abitua, alla lunga finirà per perdere l’istinto alla vigilanza. Per rafforzare questo istinto con l’addestramento, bisogna però aspettare che abbia compiuto l’anno e oltre perché l’esercizio richiede una preparazione più o meno intensa, secondo l’indole dell’animale.

Portate il pastore tedesco in mezzo alla gente, tenuto al guinzaglio, dove una persona, d’accordo con voi ma sconosciuta al cane, comincerà a chiamarlo con tono affettuoso, avvicinandosi e facendo il gesto di una carezza. Quasi sicuramente il pastore tedesco gli andrà incontro festoso o per lo meno curioso, assecondato dal padrone. Ma quando sarà a portata di mano, l’aiutante, anziché una carezza, gli darà una leggera botta sul muso, lasciandolo perplesso. Allora chiamatelo a voi e fategli una carezza, così che il cane capisca che il padrone gli fa un complimento mentre l’estraneo gli ha fatto del male.

L’esercizio va ripetuto per parecchi giorni, senza mai saltarne uno e chiedendo l’aiuto di persone sempre diverse finché alla fine il pastore tedesco capirà che non si deve avvicinare a persone estranee, né lasciarsi accarezzare se non vuole ricevere dispetti o peggio.

Se il pastore tedesco è piuttosto bonaccione, e continua ad andare incontro festoso a tutti bisognerà sostituire il colpetto sul muso con una puntura di spillo o altro accorgimento, senza però mai servirsi di bastoni o altri corpi contundenti perché il cane deve capire che non è l’oggetto che gli fa male ma la persona. Ripetete l’esercizio in diverse situazioni: in mezzo alla folla o in un luogo isolato, con l’aiutante che si avvicina di fronte o sbuca da dietro un automobile, naturalmente correggendo il cane se, dimostrando troppa aggressività, palesa chiara intenzione di mordere appena vede uno sconosciuto. In questo caso, appena accenna le sue intenzioni, lo si strattoni sul guinzaglio, accarezzandolo appena smette la sua attitudine minacciosa.

Il risultato deve essere un pastore tedesco che sappia stare tranquillamente in mezzo alla gente senza però dare confidenza a nessuno e tanto meno aggredisca il malcapitato passante che gli viene a tiro.

Indifferenza e non reazione allo sparo

Se il pastore tedesco disgraziatamente soffre di paura innata verso suoni come spari, colpi improvvisi, tuoni, non sarà facile fargliela passare: si potrà tutt’al più correggerlo in parte.

Se il cane è normale, non dovrebbe avere reazioni negative soprattutto se fin da cucciolo il proprietario l’avrà abituato gradualmente.

Nelle case dove vivono dei ragazzini che nei loro giochi usano spesso armi-giocattolo, è probabile che il pastore tedesco agli spari non ci badi più; è comunque necessario che un cane da difesa non si faccia prendere dalla paura al primo rumore forte. Anche per questo esercizio è necessario l’aiuto di un amico che, a distanza di 60/80 metri, spari un colpo con una pistola scacciacani. Meglio in un luogo tranquillo, una radura o un bosco, perché nel traffico di una strada il colpo si confonde con gli altri rumori ed inoltre, per via dell’arma giocattolo potrebbero sorgere inconvenienti. Il cane sarà al guinzaglio e il proprietario deve osservare attentamente la sua reazione. Se si dimostra nervoso bisogna cercare di tranquillizzarlo e subito dopo si fa segno all’aiutante invisibile di sparare un secondo colpo.

Il primo giorno i colpi dovranno essere tre al massimo e dopo ciascuno di essi si prenderà in considerazione il tipo di reazione del cane. Dopo un paio di giorni si ripete l’esercizio, in luogo diverso, a una distanza più ravvicinata, variando per un po’ di tempo luoghi e distanza finché il pastore tedesco non dimostrerà più alcuna reazione di paura. A questo punto la pistola scacciacani va sostituita con un’arma vera, dal colpo più forte, naturalmente a salve, alla distanza ancora di 60/80 metri per la prima volta, accorciando via via la distanza fino a 20 metri come è richiesto dal regolamento delle Prove di Lavoro. Se disgraziatamente il pastore tedesco non riuscisse a sopportare senza paura l’esplodere dei colpi, è meglio rinunciare all’addestramento. Significa che il cane è di indole pauroso o che ha subito un trauma irreversibile prima di iniziare il corso.

Condotta al guinzaglio

E lo stesso esercizio descritto nell’«obbedienza». Per il regolamento delle Prove di Lavoro il cane deve mettersi immediatamente in posizione d. «seduto» ogni volta che il conduttore si ferma.

Seduto sul posto e chiamata a distanza

Al cane in posizione di «seduto» date l’ordine «fermo», poi allontanatevi a passo normale. A 15–20 passi lo si chiami mettendovi a gambe divaricate e con la mano destra appoggiata sul petto, per indicargli che deve venire a mettersi di fronte. Quando ha imparato bene l’esercizio, allungate la distanza, non dimenticando di lodarlo ogni volta che esegue bene l’ordine; se invece si muove e ci segue mettetegli di nuovo il guinzaglio dandogli qualche brusca strattonata perché capisca il disappunto del padrone e portatelo indietro, più indietro del punto dal quale si era mosso così che capisca che non deve seguire il padrone prima di essere chiamato.

Se il pastore tedesco è stanco e si mette a terra , bisogna rialzarlo, rimetterlo in posizione di «seduto» e accarezzarlo. Poi si ricomincia con pazienza, senza tuttavia prolungare l’esercizio troppo a lungo.

Riporto

Il riporto deve cominciare per gioco quando il cane è cucciolo, lanciando un oggetto qualsiasi che il cane insegue e afferra e magari riporta perché glielo si lanci un’altra volta. Ma quando capisce che non è più un gioco, quasi sempre rifiuta di farlo o per lo meno insegue e afferra l’oggetto ma poi lo lascia cadere a terra o si mette a mordicchiarlo senza preoccuparsi di depositarlo nelle mani di che lo ha lanciato.

Il riporto corretto consiste proprio in questo: il pastore tedesco deve riportare l’oggetto nelle mani del padrone, senza lasciarlo cadere a terra.

Cominciate quindi col lanciare un pezzo di legno invitando il pastore tedesco ad andare a raccoglierlo e quando è di ritorno con l’oggetto in bocca, complimentatelo moltissimo ma tenetegli chiusa la bocca qualche secondo, facendo in modo che poi depositi il legno nelle vostre mani. Mentre sta per consegnarlo, ordinate al cane «seduto» e provate e riprovate l’esercizio finché lo eseguirà perfettamente. Se proprio non ne vuole sapere, apritegli la bocca, mettetegli l’oggetto fra i denti e richiudetegli la bocca, accarezzandolo e ripetendogli «porta, porta». Dopo 15–20 secondi toglietegli l’oggetto di bocca dicendogli contemporaneamente «lascia, lascia» cosa che il cane farà volentieri liberandosi della costrizione. Si deve provare e riprovare con pazienza fino a quando l’esercizio verrà correttamente eseguito.

Si può passare allora alla seconda fase. Si mette a terra l’oggetto che il pastore tedesco ormai conosce bene, a 30–40 centimetri da lui, poi tenendolo per il collare lo si porta vicino incitandolo a raccoglierlo. Se non lo fa spontaneamente, bisogna introdurglielo in bocca, tenendoglielo fermo e facendogli fare contemporaneamente qualche passo, poi al comando «lascia» lasciargli libera la bocca e togliergli l’oggetto. Non è un esercizio facile ed è probabile che i progressi saranno lenti, ma quando il pastore tedesco capirà che, per avere la lode del padrone, deve raccattare l’oggetto e depositarlo nelle sue mani, sarà felice di eseguire l’esercizio.

Difesa del conduttore

Il pastore tedesco è il cane da difesa per antonomasia, la sua stessa struttura e la sua indole lo portano a svolgere questo compito con naturalezza. Per addestrarlo però nel modo corretto alla difesa bisogna anche questa volta contare sull’aiuto di altre persone. Portato il cane in un luogo tranquillo, un aiutante a lui sconosciuto cercherà di attirare la sua attenzione con movimenti innaturali, gesticolando, saltando, agitandosi, ecc. mentre il conduttore ripeterà «attento!… attento!…». Le parole devono essere sussurrate con concitazione, da persona che è in guardia, mai gridate, finché il pastore tedesco si metterà ad abbaiare o arretrerà. Nell’uno e nell’altro caso l’aiutante, a sua volta deve indietreggiare di alcuni passi mentre il proprietario cercherà di tranquillizzare il cane.

Se il pastore tedesco dimostra coraggio e si dispone ad attaccare subito, l’aiutante gli sventoli davanti al muso un pezzo di tela fino a quando il cane non riuscirà ad afferrarla con i denti. L’aiutante lasci lo straccio e il conduttore cerchi di impedire al pastore tedesco di mettersi a giocare con esso, aiutato dal figurante che cercherà di attirare nuovamente I attenzione del cane su di sé fino a quando questi si metterà ad abbaiare. Nei giorni seguenti ripetere l’esercizio, possibilmente avendo alle spalle una siepe o un muro che impedisca al pastore tedesco di arretrare e con un aiutante diverso che cercherà anche di toccare il cane sul fianco con un ramo, senza però fargli male. Se il cane è dotato di temperamento non lo tollererà e cercherà di mordere l’aggressore.

L’esercizio non va ripetuto più di una volta, due al massimo nell’arco della giornata e quando il cane sarà diventato aggressivo si chieda all’aiutante di indossare la manica di protezione in uso per I ultima parte dell’addestramento alla difesa.

Il figurante avrà la manica di protezione su un braccio e con l’altra mano brandirà un bastone con cui minaccerà il cane tenuto al guinzaglio, senza però colpirlo e avvicinandosi quel tanto da essere afferrato al braccio protetto. Avvenuto l’aggancio, il figurante non deve dare strattoni troppo violenti o bruschi scatti, ma cercare di liberarsi dal morso con una azione energica ma continua.

Già dalla prima volta che il cane attacca il padrone deve, al momento giusto, ordinare «lascia» e se non obbedisce bisogna strattonare sul guinzaglio finché non molla la presa. Va quindi allontanato mentre l’aiutante rimane immobile. Quando si è assolutamente sicuri della pronta obbedienza del pastore tedesco, l’esercizio va ripetuto con il cane libero.

La difesa del conduttore, una volta appresa, andrà spesso ripetuta e controllata senza però farne oggetto di esibizione davanti ad altre persone.

L’addestramento deve tendere a finalità ben precise ed esibire le capacità del nostro cane per vanità o per leggerezza vuol dire umiliare il cane e fargli perdere di vista la serietà del lavoro che sta svolgendo.

Pensiamo sia chiaro a tutti che addestrare significa insegnare, non domare. Non si tratta cioè di mettere sotto controllo la volontà di un animale selvaggio, ma di migliorare la convivenza del nostro cane domestico; scopo dell’addestramento deve essere quello di insegnare al pastore tedesco ad amministrare saggiamente il proprio potenziale di capacità. Dominare la volontà del cane per mezzo della forza non porta a nessun risultato che duri nel tempo. Dovrà essere l’istruttore, in definitiva, ad adattarsi ai ritmi di apprendimento del cane e non viceversa, tenendo presente che la volontà del pastore tedesco di apprendere aumenterà nella misura in cui si renderà conto che colui che lo sollecita è ben disposto nei suoi confronti e che, se sbaglierà, non sarà sottoposto a umiliazioni.

Le malattie e l'igiene

Le malattie e l'igiene del Pastore Tedesco

Numerose e alcune molto gravi sono le malattie alle quali vanno soggetti i cani; la maggior parte di queste si possono evitare sia con una sana alimentazione, sia praticando un’attenta igiene. La terza regola è di non aspettare mai troppo a consultare il veterinario Chi soprattutto non ha esperienza nell’allevamento di cani, non si fidi mai delle proprie superficiali cognizioni e non appena si accorge che qualche cosa non va nel proprio pastore tedesco, non esiti ad interpellare il veterinario. Molto spesso l’intervento tempestivo del sanitario mette al riparo il cane da gravi conseguenze e consente una guarigione rapida e completa. A questo punto, accettate un consiglio: non scegliete a caso un veterinario ma preferite quello che vi ispira maggiore fiducia o che vi hanno raccomandato amici sicuri e che è facilmente raggiungibile; quando vi sarete accorti che non delude le vostre aspettative, affidate a lui il vostro cane, ascoltatene i suggerimenti, seguitene le cure e non cambiatelo in continuazione. Soltanto il rapporto duraturo fra il medico e il cane permette diagnosi rapide e sicure. Il veterinario che ha seguito il cane dai suoi primi mesi di vita è, in grado di intervenire con maggior sicurezza di chi I’ha visto solo un paio di volte e non conosce quindi la sua cartella clinica.

Fra le misure più efficaci per evitare al cane alcune malattie di estrema gravità, bisogna annoverare in primo luogo le vaccinazioni di cui abbiamo parlato che vanno in parte ripetute ogni anno come vi spiegherà il veterinario stesso. Per tenere lontano il pastore tedesco da altri gravi malanni l’attenzione del proprietario dev’essere costante. Bisogna impedire che frequenti cani malati, che raccolga bocconi od ossa buttate da non si sa chi, che lecchi pozzanghere o acque stagnanti e, infine che, soprattutto da cucciolo, non si ferisca o peggio, non finisca sotto una macchina. A questo proposito è molto importante l’educazione che avrete saputo impartirgli e l’insegnamento degli esercizi di obbedienza.

L’igiene del cane e degli ambienti dove vive è un’altra garanzia di salute per l’animale e per chi gli vive accanto.

Le malattie più gravi che possono colpire il pastore tedesco sono il cimurro, l’epatite infettiva, la leptospirosi che si combattono con la vaccinazione trivalente. Le prime due si manifestano con sintomi simili: congiuntivite con secrezione mucosa, scolo dal naso, infiammazione delle tonsille, temperatura alta (fino ai 41°C) e uno stato di depressione e prostrazione generale. Sono malattie molto contagiose che colpiscono soprattutto i cuccioli i quali hanno poche o nulle probabilità di cavarsela se non si interviene rapidamente. Il cane va isolato e tutto ciò con cui è venuto a contatto dev’essere disinfettato. Anche salvandosi da morte, il cane colpito da cimurro ne porterà i segni tutta la vita principalmente per tare di tipo nervoso che colpiscono il sistema locomotore. La leptospirosi si manifesta con diarrea, temperatura elevata, sete insaziabile, pelle e mucose gialle, difficoltà di movimento. E una delle poche malattie canine che può venire trasmessa anche all’uomo e se non curata in tempo, provoca un progressivo dimagrimento e infine la morte.

  • La rabbia è un’altra gravissima malattia infettiva che è stata però praticamente debellata con la vaccinazione obbligatoria. Mentre nella rabbia umana I idrofobia (paura dell’acqua) è sempre presente, nel cane si manifesta all’inizio con mutamento di carattere, salivazione e allucinazioni visive. L’animale entra in agitazione, si sente perseguitato e fugge mordendo tutto ciò che incontra. Poi sopravviene una progressiva e rapida paralisi muscolare e infine la morte per paralisi cardiaca. Quando una persona viene morsicata da un cane che si teme arrabbiato, bisogna sottoporre l’animale a osservazione per almeno 12 giorni. Se il cane sopravvive, significa che non è affetto dalla malattia e non è quindi necessario sottoporre la persona alla cura antirabbica.

  • Il pastore tedesco è soggetto anche a malattie bronchiali e polmonari, dal comune raffreddore alla polmonite grave. I sintomi sono evidenti: tartufo caldo e secco, occhi lacrimosi, catarro, tosse, difficoltà di respiro, temperatura in aumento, mancanza di appetito, prostrazione. La cura sarà di competenza del veterinario, mentre tocca al padrone salvaguardare il cane da questi malanni facendolo vivere in luogo asciutto, proteggendolo dalle correnti d’aria e dall’umidità.

  • Le coliche di vario genere colpiscono il cane con manifestazioni dolorose. I dolori lancinanti e improvvisi lo rendono irrequieto, agitato. L’animale guaisce, si alza e si corica in continuazione: si può somministrare un sedativo in attesa del veterinario.

  • L’inappetenza è dovuta ad errori dietetici, ad alimentazione inadeguata, sovente è conseguenza di altre malattie come la gastrite.

  • L’indigestione invece è causata da superalimentazione o da ingestione troppo rapida degli alimenti. Può derivare anche da colpi di freddo, corpi estranei ingeriti, dispepsia, ecc. Di solito il cane si libera con il vomito ma se non riesce bisogna provocarglielo.

  • Le malattie dell’occhio (congiuntivite, chieratite, blefarite) vengono curate con pomate apposite e lavaggi di acido borico al 3%.

  • Le malattie dell’orecchio (otiti in genere) richiedono installazioni di gocce a base di antibiotici dopo aver attentamente pulito il canale uditivo. Se nell’orecchio si è introdotto un corpo estraneo, solo il veterinario saprà rimuoverlo senza causare danni. Se il pastore tedesco si gratta furiosamente e scuote l’orecchio senza pace, bisogna pensare a un’otite parassitarla. È necessario un esame microscopico prima di procedere alla cura che prescriverà il veterinario. La parte interna dell’orecchio va ripulita e medicata in profondità con preparati antiscabbici.

  • Il cane può anche contrarre la piroplasmosi grave malattia a decorso acuto con esito mortale o cronico. I sintomi più evidenti nella malattia acuta sono la temperatura che - dopo essere salita a valori massimi - cade poi improvvisamente al di sotto del normale e la sete insaziabile. Dopo qualche giorno l’animale muore. Nel decorso cronico è evidente una grave anemia e qualche volta è caratterizzata da itterizia. Si può guarire ma bisogna prepararsi a una lunga cura.

  • La rogna e la tigna sono causate da parassiti: la cura è di stretta competenza veterinaria, al proprietario spetta il compito di tenere sotto controllo il cane e di osservarne l’igiene.

  • Tutti i cani sono particolarmente soggetti alle verminosi. I vermi sono parassiti di vario tipo: quelli che dimorano nell’intestino che vengono eliminati con il vermifugo adatto, e quelli che si instaurano nel sangue o sottopelle come la filaria. Prima di somministrare un vermifugo, bisogna sapere con esattezza di che tipo di parassita si tratta e per saperlo bisogna esaminare al microscopio le feci del colpito; in quanto alla filaria solo l’esame microscopico può stabilire con certezza la diagnosi sulla quale si baserà la cura specifica veterinaria.

    Vari sono gli incidenti in cui può incorrere il pastore tedesco. Uno dei più frequenti, soprattutto quando il cane è giovane e non abituato ad obbedire, è l’investimento. Nel malaugurato caso che ciò avvenisse al vostro cane, se rimane immobile sulla strada ma è vivo, cercate di non rimuoverlo fino all’arrivo del veterinario, se ciò non è possibile trasportatelo su una barella improvvisata in un luogo tranquillo, tenendolo a riposo e applicando sulla parte lesa impacchi di acqua fredda e di aceto, meglio ancora di ghiaccio. In attesa del medico si può iniettare al cane investito una iniezione cardiotonica.

  • In caso di scottature applicate direttamente sulla parte necrotizzata dell’albume di uovo sbattuto. Poi procedete all’applicazione di una pomata adatta e lavate la parte con acido borico al 3%. Se la scottatura è grave, chiamate subito il veterinario e nel frattempo coprite la parte bruciata con la chiara d’uovo sbattuta.

  • Le fratture sono facilmente identificabili negli arti, ma possono manifestarsi in parti non visibili. E necessario prima di tutto l’esame radiologico e poi l’immobilizzazione dove è possibile. Se la frattura è aperta, prima di procedere all’ingessatura, il veterinario chiuderà la ferita, lasciando aperta una finestrella per le medicazioni. La frattura alla spina dorsale è praticamente mortale.

    Un incidente a cui vanno soggetti i cani per incuria dei padroni è il cosiddetto colpo di sole o di calore. Il cane lasciato al sole o in luoghi chiusi a temperature troppo alte, accusa prostrazione generale, camminata incerta, battiti cardiaci forti e pulsazioni deboli e frequenti, respira con difficoltà, sale la temperatura corporea a livelli pericolosi. Dopo un periodo di tremori, il cane cade al suolo in preda a spasmi quasi sempre mortali se non si interviene rapidamente. Chiamate subito il veterinario e in attesa portate il cane in luogo fresco ed ombroso, se possibile vicino a un corso d’acqua e fategli continui impacchi freddi sul cranio. Bagnatelo abbondantemente in tutto il corpo e somministrategli per bocca un po’ di caffè forte o qualche goccia di brandy.

  • Il colpo di sole o di calore si verifica spesso quando si lascia il cane chiuso in una macchina posteggiata al sole. Soprattutto d’estate, evitate di portare il pastore tedesco con voi se sapete di doverlo lasciare a lungo nella vettura, se ciò non è possibile posteggiate all’ombra e lasciate un finestrino un po’ aperto perché circoli l’aria. Ricordatevi che il cane sopporta molto male il caldo ed è quindi necessario proteggerlo dal sole e dalle temperature troppo alte.

Displasia dell’Anca nei Pastori Tedeschi

Cos’è la Displasia dell’Anca nei Cani?

La displasia dell’anca è una malattia ereditaria in cui l’articolazione dell’anca diventa instabile. Solitamente l’articolazione dell’anca si inserisce saldamente nella testa femorale all’interno dell’acetabolo nel bacino, e ciò assicura una perfetta connessione sigillata.

Lo sviluppo della displasia dell’anca è causato dall’interazione di diversi fattori:

  • Le dimensioni e la razza del cane
  • Il tasso di crescita
  • Il tipo di alimentazione
  • Intensità e durata degli allenamenti

Quindi, ci sono sia fattori genetici che ambientali nello sviluppo della displasia dell’anca nel pastore tedesco.

Quali sono i sintomi della displasia dell’anca?

Nei cani più giovani:

  • Il cane potrebbe essere riluttante a saltare o salire le scale;
  • Diminuzione della resistenza nella corsa;
  • Improvviso zoppicamento in una o entrambe le gambe posteriori.

Nei cani più anziani:

  • Zoppicamento in una o entrambe le gambe posteriori, che si verifica gradualmente
  • Difficoltà ad alzarsi, soprattutto al mattino
  • Riluttanza a salire le scale
  • Atrofia muscolare dei muscoli della coscia.
  • La muscolatura delle zampe anteriori diventa più forte e più sviluppata, dal momento che il cane sposta il peso sempre più verso la parte anteriore.

Come fa il veterinario a diagnosticare la displasia dell’anca?

Il veterinario esaminerà i movimenti che compie il tuo cane. In seguito valuterà se il dolore occorre quando le articolazioni dell’anca sono piegate o tese, e quando c’è il normale movimento delle articolazioni dell’anca.

Al fine di effettuare una diagnosi accurata, è necessario far eseguire i raggi X delle anche. Se il cane è molto calmo, possiamo fargli fare i raggi senza alcuna anestesia. Tuttavia, l’anestesia è spesso richiesta quando si effettuano i raggi - ed è anche meno stressante per il cane se viene calmato con l’anestesia. Durante la seduta il cane deve giacere sulla sua schiena e le sue zampe posteriori devono essere tenute ferme. Le immagini mostreranno se la testa femorale è inserita perfettamente nell’acetabolo, e mostrerà anche la forma della testa femorale e glenoidea.

Un nuovo metodo a raggi X è chiamato Penn-Hip; viene esaminato quanto le teste femorali possono essere spostate dall’esterno dei glutei. Durante questo studio, il cane è sempre sotto anestesia. La prima immagine a raggi X è presa, mentre le teste femorali del cane sono tenute l’una dall’altra con uno strumento speciale, mentre le ginocchia sono premute uno contro l’altra. Poi, una foto viene scattata in cui le teste femorali vengono premute nelle natiche. Attraverso le radiografie è possibile misurare l’instabilità delle articolazioni. Sia il vecchio che il nuovo metodo vengono utilizzati in tutto il mondo. Il nuovo metodo è migliore nel determinare quanto le articolazioni dell’anca siano “rilassate”.

Come viene curata la displasia dell’anca?

Ad un giovane cane non maturo con displasia dell’anca, le articolazioni dell’anca possono benissimo stabilizzarsi così tanto durante la fase di crescita, che i sintomi scompaiono. Questo è il motivo per cui la displasia dell’anca riguarda principalmente i cani adulti.

Se il cane è in una fase acuta del dolore, il tuo veterinario tratterà il cane con antidolorifici e ti chiederà di mantenerlo calmo. Se necessario, la dieta del cane e l’esercizio fisico devono essere cambiati.

Un cane adulto con displasia di solito è trattato con antidolorifici. Un altro trattamento medico è rappresentato da farmaci per migliorare la cartilagine in cicli di 4 iniezioni, a distanza di una settimana. Vengono inoltre prescritti degli integratori. Se questo non risulta sufficiente, o se si ritiene che un intervento chirurgico sia necessario, ci sono diverse opzioni:

  • Una di queste consiste nel rimuovere un muscolo, situato sul lato interno della coscia e il fissaggio sul bordo dell’acetabolo. Ciò da all’articolazione una posizione leggermente diversa nella presa dell’anca, in modo che il dolore possa scomparire. Occasionalmente potrà ripresentarsi nuovamente il dolore in un secondo momento dopo questo intervento chirurgico.

  • Potrebbe essere necessario rimuovere la testa femorale se sopraggiungono difficili cambiamenti a livello dell’articolazione dell’anca. Allora il cane riceverà un “blocca anca”. Dopo l’operazione, i muscoli intorno all’articolazione dell’anca sono responsabili per il trasporto del peso. L’intervento fa sì che il movimento delle gambe si riduca un po ’, ma la maggior parte dei cani sembrano cavarsela bene dopo questo intervento.

  • Vi è anche la possibilità di sostituire la cavità dell’anca e la testa congiunta con un’articolazione artificiale come negli esseri umani.Si tratta di un metodo efficace, ma costoso.

  • Negli ultimi anni è diventato sempre più popolare incorporare pezzi d’oro in punti di agopuntura intorno all’articolazione dell’anca. Il vantaggio è che non vi è alcun bisogno di incidere nel cane. Pezzi d’oro sono immessi attraverso un ago inserito nei punti di agopuntura. L’efficienza di questo metodo non è ancora chiara e si sta ancora indagando sull’effettiva utilità di questo metodo.

Che futuro ha il cane se è affetto da displasia dell’anca?

Nei cani più giovani (di età inferiore ai 12 mesi) che sono diagnosticati con displasia dell’anca, si vede a volte che l’articolazione dell’anca si stabilizza durante la fase di crescita, tanto che il cane diventa asintomatico. Ma il cane potrebbe in pochi anni sviluppare di nuovo dei sintomi, e quindi si dovrebbero considerare di nuovo le opzioni di trattamento.

Molti cani anziani con displasia dell’anca possono essere aiutati con antidolorifici. Come accennato sopra nel paragrafo sul trattamento della displasia dell’anca, ci sono molte opzioni di trattamento, così le probabilità di dare al tuo cane una vita normale sono buone. Tuttavia, ci sono alcuni casi disperati in cui si può fare poco.

Va sottolineato che i cani con diagnosi di displasia dell’anca non devono essere utilizzati per la riproduzione. Vi sono in tutto il mondo dei programmi avviati per scoprire se i cani hanno la displasia dell’anca e garantire che essi non vengano utilizzati per la riproduzione.

Perché i cani soffrono di displasia dell’anca?

La displasia dell’anca è quello che viene chiamato un disturbo multifattoriale. Ciò significa che vi sono in gioco sia fattori genetici che ambientali. Ci sono molti diversi geni che sono importanti per il disturbo, per questo motivo i programmi di allevamento per eliminare displasia dell’anca, sono importanti.

Durante l’adolescenza, l’alimentazione ricopre una grande importanza nello sviluppo della displasia dell’anca. Un tasso di crescita eccessivo e lo squilibrio di minerali e proteine sono predisponenti alla malattia. Bisognerebbe fare attenzione soprattutto all’apporto di calcio e ad un rapporto calcio-fosforo errato.

Un esercizio fisico eccessivo nei cani più giovani aumenta il rischio di displasia dell’anca, ed in tutti i cani che sono in sovrappeso la condizione è di gran lunga aggravata.

Parassiti esterni

Anche il cane tenuto nelle migliori condizioni di igiene, è spesso soggetto all’infestazione di pulci, pidocchi, zecche. Questi parassiti vanno eliminati al loro apparire non solo per una misura di igiene ma anche perché, se troppo numerosi e trascurati, causano al cane disturbi vari e malattie vere e proprie.

  • Pulci. Se vedete che il cane si gratta frequentemente, controllare sul suo corpo la presenza del parassita. Le pulci del cane raramente mordono l’uomo a meno che non siano abbondanti nelle fessure dei pavimenti e non abbiano un cane sul quale attaccarsi. Sono facilmente eliminabili con gli antiparassitari che si trovano in commercio. Una volta disinfestato il cane, il pavimento nel luogo o attorno dove ha la cuccia, sottoponete il pastore tedesco a un bagno medicato.

  • Pidocchi. Meno frequenti delle pulci, attaccano più facilmente i cani debilitati e denutriti. Succhiano il sangue dell’animale causando un intenso prurito spesse volte spasmodico, così da rendere l’animale irrequieto e nervoso. Dove i pidocchi si annidano si determinano delle lesioni cutanee qualche volta così gravi, che - soprattutto nei cani giovani - possono causare la morte.

    Si libera il cane dai parassiti con i preparati pronti in commercio, ripetendo l’applicazione fino a quando si è certi che tutti i parassiti sono stati soppressi. Anche la cuccia deve essere disinfettata accuratamente per distruggere tutti i parassiti e le uova evitando una probabile reinfestazione.

  • Zecche. Fra i parassiti esterni dei cani sono i più pericolosi. Una volta erano praticamente un triste retaggio dei cani che vivevano in campagna; oggi purtroppo il degradamento dell’ambiente urbano, fra tanti altri malanni ha portato anche le zecche in città. Le zecche possono causare la piroplasmosi, gravissima malattia del sangue. Gravitano nei prati e nei sentieri attaccandosi all’animale che viene alla loro portata. Si attaccano alla pelle con il rostro fornito di denti all’indietro, per cui non possono essere strappate neppure con la forza. Quando si installano sul cane sono quasi invisibili ma continuando a succhiare sangue possono diventare grosse come un pisello.

    Per rimuovere le zecche bisogna irrorarle con essenza di trementina o benzina o con la tintura di iodio. Sotto l’effetto di queste sostanze, la zecca apre il rostro e può essere eliminata. Esistono in commercio polveri antiparassitarie adatte che, oltre a sopprimere le zecche, evitano l’infestazione. Vanno usate con frequenza nelle parti esposte e nelle zampe.

La miglior prevenzione contro i parassiti esterni del pastore tedesco resta comunque l’attenta pulizia e il controllo sistematico delle condizioni di igiene in cui vive il cane. Anche se non devono essere troppo frequenti, i bagni di pulizia vanno praticati al cane proprio per salvaguardare l’animale da simili fastidiosi inconvenienti.